Formula Uno: le novità e i numeri del Circus

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Nuova proprietà, nuova gestione e nuove regole. Non si può certo dire che manchino le novità nella 68esima edizione della Formula Uno, che ha avuto inizio il 26 marzo scorso con la straordinaria vittoria di Sebastian Vettel in Australia. 

Più che una semplice novità, l’addio di Bernie Ecclestone da amministratore delegato del Circus, dopo oltre quarant’anni, ha segnato la fine di un’epoca eterna, in cui il discusso magnate inglese ha trasformato la Formula Uno in uno degli eventi sportivi più affascinanti e seguiti al mondo.
A mandare in pensione il boss 86enne ci ha pensato direttamente la nuova proprietà americana della Formula Uno, desiderosa di rinnovare completamente la gestione del Circus e di svecchiare uno show che negli ultimi anni ha perso sempre più ascoltatori a livello mondiale: il nuovo corso è iniziato ufficialmente a gennaio, quando la Liberty Media Corporation, colosso dei media e della comunicazione a stelle e strisce, ha formalizzato l’acquisto della Formula Uno, valutando il Circus automobilistico più famoso del mondo con una cifra vicina agli 8 miliardi di dollari. Il gruppo americano, con ogni probabilità, punterà maggiormente sulle potenzialità dei social media, cercherà di allargare il seguito della Formula Uno oltreoceano, dove Nascar e IndyCar godono di una maggiore diffusione, e rivedrà i criteri di spartizione dei ricchi proventi destinati alle scuderie, al fine di garantire un maggior equilibrio tra i team e di aumentare lo spettacolo in pista: il tutto, per massimizzare i ricavi della Formula Uno, vero obiettivo di Liberty e del patron John Malone.

Nel 2016 gli introiti del Circus hanno sfiorato i 2 miliardi di dollari, molti dei quali (956 milioni) sono stati ridistribuiti tra i diversi team. Secondo l’autorevole rivista britannica Autosport, la Ferrari ha incassato più di tutti (192 milioni), nonostante abbia concluso il campionato 2015 solamente al terzo posto nella classifica piloti e al secondo in quella dei costruttori: i ricavi, infatti, vengono suddivisi tra le scuderie non solo in relazione ai risultati ottenuti nell’ultima stagione ma anche in base ai meriti storici e agli accordi commerciali privati. La Rossa, in particolare, riceve ogni anno un bonus di 70 milioni di dollari, per essere stata l’unica squadra ad aver partecipato a tutte le edizioni del campionato del mondo di Formula Uno. Dopo il Cavallino, ad ottenere i maggiori proventi è stata la Mercedes che ha portato a casa 171 milioni di dollari, grazie alle numerose vittorie che le frecce d’argento hanno collezionato negli ultimi anni e ad un bonus extra di 35 milioni per aver conquistato il campionato del mondo piloti sia nel 2014 che nel 2015. In seguito troviamo la Red Bull (144 milioni), la Williams (87) e la McLaren (82) oltre alle cinque scuderie minori, i cui ricavi oscillano tra i 47 e i 67 milioni di dollari.

I grandi team ottengono maggiori risorse per sviluppare le proprie monoposto e per assicurarsi i piloti migliori

Questo sistema ovviamente favorisce i grandi team, che ottengono costantemente maggiori risorse per sviluppare le proprie monoposto e per assicurarsi i piloti migliori: come anticipato sopra, la nuova gestione della Formula Uno, rappresentata dal successore di Ecclestone, Chase Carey, potrebbe optare per un diverso criterio di ridistribuzione dei ricavi a partire dal 2020, quando scadrà l’attuale contratto tra le scuderie e la Formula One Group, titolare dei diritti commerciali della manifestazione.

Oltre ai premi distribuiti dalla FOM, i costruttori della Formula Uno ottengono ingenti ricavi dagli sponsor, che nel 2015 hanno reso la Ferrari, secondo i dati Forbes, la scuderia più ricca del Circus, con un giro d’affari complessivo di 455 milioni di dollari: nonostante i risultati sportivi, negli ultimi anni, abbiano premiato altre scuderie, il Cavallino continua a godere di un fascino intramontabile e ad essere il brand automobilistico più forte del mondo. Le frecce d’Argento, invece, si collocano in seconda posizione nella graduatoria dei team con i maggiori ricavi, grazie ad un fatturato che nel 2015 ha raggiunto i 315 milioni di dollari, 60 dei quali finanziati dal title sponsor Petronas: il team tedesco, nonostante abbia avuto un budget inferiore rispetto a quello della Ferrari, ha vinto gli ultimi 3 campionati del mondo, collezionando, nel 2016, 19 vittorie su 21. Tra le realtà minori gli introiti spaziano dai 150 milioni della Williams ai 58 della Manor, che da quest’anno non farà più parte del Circus: queste differenze economiche si riflettono particolarmente negli stipendi dei piloti, che sono tra i più alti di tutto il panorama sportivo internazionale.

Nel 2016 il pilota più ricco è stato Lewis Hamilton, che ha incassato un assegno superiore ai 40 milioni di euro, davanti ai 35,9 di Vettel e ai 32 di Alonso, mentre Il campione del mondo, Nico Rosberg, si è dovuto accontentare di “soli” 16 milioni di euro. I meno pagati sono stati invece i due piloti della Sauber, Felipe Nasr e Marcus Ericsson, con 200 mila euro a testa, e Rio Haryanto della Manor, che ha guadagnato appena 150 mila euro.

Tutti i parametri analizzati evidenziano uno strapotere finanziario di Ferrari e Mercedes, che con ogni probabilità si tradurrà in un serrato duello in pista tra le due scuderie, per la conquista delle prime posizioni: la Rossa, in particolare, dovrà dimostrare di aver colmato definitivamente il gap nei confronti della Stella a tre punte e di essere riuscita a far fruttare gli investimenti, con la messa a punto di una vettura veramente competitiva. Lo strepitoso inizio di stagione di Vettel (due vittorie e due secondi posti, nelle prime quattro gare) lascia ben sperare.

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