GIORGIONE ORTO E CUCINA… E NON SOLO…

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È il cuoco (non chiamatelo chef mi raccomando!) del momento, la simpatia fatta oste, il maestro assoluto di intrugli e di cose laide e corrotte, l’assaggiatore estasiato ed epicureo al massimo, insomma è lui Giorgione orto e cucina ma non solo! Raggiungiamo Giorgione (al secolo Giorgio Barchiesi) al telefono perché è assai difficoltoso incontrarlo dato che ha la mobilità di un elettrone stante i molteplici impegni televisivi e imprenditoriali (ha ben due ristoranti in Umbria).

Carissimo Giorgio che piacere parlare finalmente con te!

Ma il piacere è tutto mio! Ci mancherebbe!

Allora cominciamo senza indugio questo viaggio intorno a Giorgione e non solo…

Sono tutto vostro…

Benissimo! Allora come nasce e cresce Giorgio Barchiesi?

Giorgio Barchiesi, un Giorgino allora, nasce e cresce a Roma e ci rimane fino ai diciotto anni. La mia famiglia, tipicamente borghese, ma di buona fattura morale e intellettuale, mi assicura una bella infanzia e gioventù, nonché una preparazione culturale di tutto rispetto che sfocia in una preparazione ottimale a una vita futura. Ho lavorato come quasi veterinario nell’azienda agricola di famiglia . Poi mi spostai a Trani dove divenni consulente nella formazione della forza vendita delle carni, finendo per lavorare anche per il gruppo Amadori. A quei tempi inventai i tagli più facili per la filiera dei macellai, i porzionamenti per la clientela, con la descrizione del tipo di carne e taglio che potesse dialogare anche con la cassa. Erano gli anni Ottanta e fu subito successo.

Beh niente male davvero come inizio!

Ma non solo. Noi, passammo indenni lo scandalo degli estrogeni nella carne, stante la nostra scelta già di allevare bovini che davano carni sane e controllate. In altre parole animali che mangiavano bene e che non cacciavano acqua durante la cottura!

Fantastico. Poi però che è successo? No, perché sento dalla tua intonazione che anche lì le cose non sono andate, nel tempo, come dovevano…

Beh sì. Per vari motivi, che non starò qui a specificare per amor di brevità, mi spostai dalla Puglia in Umbria e fu amore a prima vista. C’era in quel tempo, un locale in un bellissimo frantoio antico, che però andava male. Mi viene la botta del pazzo e lo presi da dei ragazzi che lo avevano in gestione e dopo solo un mese e mezzo, avevo già circa sei mesi di prenotazioni…

Alla faccia del Karma!!! Avevi trovato la tua illuminazione gastronomica!

Sì, ma non solo io. Dopo qualche tempo il padrone del casale, vedendo il successo, mi volle triplicare l’affitto. Chiusi tutto e riaprii altrove. A Montefalco…

Ma la televisione quando e come arriva nella tua vita?

Mi cercarono loro stante il successo del ristorante e anche per una certa ricerca di volti e personaggi nuovi. Ti confesso che alle prime li accomodai fuori, perché non ero molto convinto della cosa. Poi, sarà stato il karma come dici tu, mi convinsero e cominciai una bellissima avventura che ancora oggi dura…

Meraviglioso! Ma come fu cucinare in televisione?

Facile e naturale in quanto io non ho il timore della telecamera e aborro testi scritti e sceneggiature: ho puntato sulla naturalezza, su un lessico semplice e, quando serve, più rispettoso della lingua italiana…

E fu subito successo no?

Per fortuna sì. Abbiamo creato dei neologismi in cucina e certe modalità esecutive che poi tutti hanno ripreso: il tagliere a scacchi, la degustazione a fine piatto, termini quali “laido e corrotto” o “dose generosa di olio”, insomma tutte cose tratte dal mio vivere quotidiano.

Ma a cosa, in buona sostanza, attribuisci realmente il tuo successo televisivo?

Secondo me al fatto che mi rivolgo a un pubblico eterogeneo, che va dal bambino all’anziano passando per tutte le età. Poi anche a una certa scelta comunicativa priva di pubblicità e di marchingegni tipo gare di cucina e o reality. Intendiamoci la mia non è una critica ai miei colleghi, ci mancherebbe, fanno benissimo a fare quello che fanno!

In che senso?

Beh, se noti bene nei miei programmi non esiste, come d’altronde detto sopra, la minima traccia di pubblicità a prodotti e aziende. Io faccio conoscere quel tal prodotto regionale o paesano, indico la provenienza geografica e poi, chi vuole, si va a cercare la cantina o l’azienda agricola, tra le tante che lo producono. Chiaro che, dal punto di vista economico, non è una cosa saggia e proficua…

Una scelta morale?

Non propriamente. Diciamo più “biologica” perché bisogna, secondo me, un po’ destrutturare la politica industriale dei cibi, pieni di esaltatori di sapidità ed alcool, che non fanno più gustare ai bimbi i sapori genuini e forse, rieducare anche il grande pubblico alla cucina più naturale dei nostri nonni, fatta di buon cibo e di nulla, insomma di pane con pomodoro ed olio piuttosto che merendine e cibo spazzatura. Un esempio su tutti: durante il lockdown io e mia moglie usammo i social per mostrare in video delle ricette semplici da fare con pochi ingredienti in casa. Avemmo due o tre milioni di visualizzazioni e tanti ci chiamarono dicendo che li avevamo salvati dalla depressione… se non sono soddisfazioni queste!

Un Giorgione assolutamente biologico e tradizionalista!

Decisamente. Finisco col dirti che mio figlio sta creando il distretto biologico umbro, ma non per piaggeria radical chic, ma per promuovere i prodotti italiani e quell’isola felice che è l’Umbria, polmone verde importantissimo, al centro Italia e per convincere la gente che il pranzo o la cena sono convivialità sociale e ricerca del gusto e del piacere gastronomico e non il solo fatto di nutrirsi sempre allo stesso modo, con la televisione accesa senza parlare, insomma la famiglia dei nostri nonni…

E con una certa commozione al ricordo dei tempi antichi finisce il nostro incontro con Giorgio Barchiesi. Però noi la televisione la accenderemo anche durante i pasti, ma solo per guardare Giorgione orto e cucina… Come farne a meno?

A cura di Marco Chingari

Crediti: francesco_vignali_photography

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