Quando il flop è culto: gli insuccessi clamorosi di Amazon, Google e Apple

Share:

Facebook
Twitter
LinkedIn
Email
Print
Jeff Bezos presenta il Fire Phone

«Ho speso miliardi di dollari in fallimenti ad Amazon. Nessuno di questi è stato divertente. Ma non è questo quello che conta», ha spiegato in una sua intervista Jeff Bezos, il Ceo di Amazon, il colosso che ha un valore di mercato di oltre 450 miliardi di dollari.

Nel suo intervento Bezos va oltre e spiega che il fallimento è una condizione necessaria per qualsiasi azienda:

«Gli imprenditori che non continuano a sperimentare, che non abbracciano il fallimento, finiscono, prima o poi, in una situazione disperata nella quale hanno un’unica carta da giocarsi sul tavolo e sarà quella a decidere della vita o della morte del loro progetto d’impresa».

Bezos è un esperto in fallimenti. Tanti sono i progetti dell’azienda che non sono andati a buon fine. Forse ricorderai Amazon Destinations, il servizio di prenotazione alberghi che, lanciato nel 2015, avrebbe dovuto portare l’azienda a invadere il mercato dei “viaggi”. Ma le cose sono andate diversamente con la chiusura nell’aprile dello stesso anno. Come sono andati a “farsi friggere” altri tentativi come WebPay, sistema di pagamento simile a PayPal, mai decollato. Amazon Auction, sito di aste online che nell’idea di Bezos avrebbe fatto concorrenza a eBay (chiuso senza appelli).

Ma il flop più doloroso è stato sicuramente quello dei Fire Phone, lo smartphone nato per mettere in crisi il dominio di Apple e Samsung nel mobile, ma senza successo. A determinarne il fallimento, tra gli altri motivi, il prezzo di lancio fuori mercato e la mancanza delle applicazioni native di Google. Il Fire Phone ha cessato di essere prodotto nel 2015. Il costo di progettazione, oltre 170 milioni di dollari.

Che tu sia d’accordo o meno con la propensione al rischio di Bezos è un dato di fatto che le più grandi aziende dell’hitech al mondo, hanno tutte realizzato prodotti che, lanciati come rivoluzionari, non hanno superato la “dura prova del mercato”.

Dopo aver passato in rassegna gli insuccessi di Amazon, ecco una lista breve dei flop più clamorosi di Google e Apple.

Google: non tutto quello che tocca è “oro”

Nell’immaginario collettivo, l’azienda di Larry Page e Sergey Brin è un gigante imbattibile capace di sfornare idee che cambiano la vita delle persone. Se questo in gran parte è vero, ci sono “stanze scure” nelle quali sono stipati tutti i tanti fallimenti di Big G.  Eccone qualcuno che forse ricordi.

Lively era un mondo virtuale che Google aveva creato per offrire ai suoi utenti la possibilità di interagire con gli amici in modo innovativo. Il progetto è durato un anno, ma pochi gli hanno dato credito e nel 2008 è stato interrotto. Troppo presto per un social network nella realtà virtuale? Solo il tempo potrà dirlo: Facebook sta lavorando a un progetto simile che promette di rivoluzionare l’esperienza delle chat. Avrà successo laddove Google ha fallito? Google video lo ricordano forse in pochi. Eppure ha avuto molto tempo per affermarsi: dal gennaio del 2005 fino all’aprile del 2011 il servizio, che permetteva agli utenti di caricare filmati sul server web di Google e renderli disponibili a tutti, ha continuato a esistere. Perché non ha funzionato? La risposta è semplice: il mercato dei video online era dominato da un solo player: YouTube. Non è un caso poi se Google ha deciso proprio di acquistarlo. Nel 2006 Google compra la startup per 1,65 miliardi in azioni, rendendo ricchi, ricchissimi gli ideatori, Jawed Karim, Chad Hurley e Steve Chen.

Google Wave è un fallimento interessante da analizzare. Quando viene lanciato nel maggio del 2009 ha tutti i crismi dell’idea rivoluzionaria. La piattaforma avrebbe riunito in un unico software email, messaggistica istantanea, e social network e permesso a persone distanti fisicamente di lavorare su uno stesso progetto. Nel 2010 il progetto viene chiuso, è troppo confusionario e “l’accoglienza è sotto le aspettative”, come dichiarano candidamente i vertici dell’azienda. Eppure Wave avrebbe dato il là alle piattaforme collaborative, come Slack (4 miliardi di valore sul mercato) e Microsoft Teams.

Apple: iPod, iPad, ma anche oggetti non definiti

Quando si pensa ad Apple la prima cosa che viene in mente è l’iPhone, ma molti dimenticano che l’azienda ha una lunga storia di almeno quattro decenni. In questi anni ha “sfornato” prodotti di sicuro successo come Mac, iPod, iPad, ma anche un numero impressionante di idee che sono state un fallimento commerciale. Eccone alcune.

Pippin la ricorderanno in pochi. Prima di diventare re nel mobile gaming con iOS, l’azienda prova a buttarsi nel mondo dei videogiochi, lanciando nel 1996 una sua propria console. Apple ne vende solo 40mila unità e chiude il progetto nel 1998. A determinare l’insuccesso di Pippin, il prezzo di 559 dollari giudicato altissimo dagli appassionati dei video game. Ma soprattutto la concorrenza spietata. Quando la console viene resa disponibile il mercato è dominato da Nintendo 64, Sony PlayStation e Sega Saturn, macchine progettate espressamente per i giochi e di conseguenza più performanti.

Newton non è stato propriamente un insuccesso, anche se dopo cinque anni Apple ha deciso di stopparne la produzione. Molti forse ricordano il primo modello di palmare, quello che potrebbe essere considerato l’antesignano dell’iPhone. Il software era in grado di riconoscere la voce e la scrittura e di navigare sul web (guarda un video di presentazione di Newton). A dire il vero, c’erano già dei problemi: il prezzo superiore ai 799 dollari lo rendeva un prodotto per una precisa nicchia di mercato, quella dei manager. Mentre il sistema di riconoscimento della scrittura non era poi così facile da usare. La satira di una puntata dei Simpson (guarda su youtube) non lascia spazio a dubbi sui problemi del dispositivo. Dopo cinque anni e più di 500 milioni di dollari spesi in ricerca, Apple ha deciso di eliminare il progetto.

iMac Hockey Puck Mouse ha resistito solo due anni, dal 1998 al 2000. Il mouse che avrebbe dovuto rivoluzionare l’esperienza degli utenti, con una forma tondeggiante, è diventato un oggetto culto per i detrattori della Casa di Cupertino. Difficile da manovrare, viene ricordato oggi solo per il sentimento di irritazione che provavano le persone quando lo utilizzavano, prima di gettarlo dalla finestra. Come ha fatto un’azienda così attenta alle esigenze degli utenti a creare una cosa simile?

Cosa insegnano i flop dei grandi

Dalle cadute più rumorose si possono imparare lezioni ancora più utili. Ecco cosa queste storie insegnano in 5 punti.

  1. Nel lancio di un’idea il timing è tutto. Stai facendo una rivoluzione? Chiediti prima se hai qualche seguace.
  2. Copiare va bene, ma se non diversifichi muori. Molte idee nascono da una copia di altri prodotti visti sul mercato. Quelle che hanno successo tuttavia sono quelle che sanno diversificarsi in qualche modo.
  3. Se non hai le giuste competenze lascia stare. Non puoi lanciarti in un mare con tanti “squali” senza le giuste competenze e attrezzature.
  4. Non promettere cose che non puoi mantenere. Puoi avere il migliore ufficio di marketing del mondo, ma se il tuo prodotto non fa quello che dovrebbe fare, il mercato ti uccide.
  5. Se non fai il numero giusto di test rischi il flop. Prima di lanciare un prodotto sul mercato assicurati che abbia superato con successo una prima fase di test.

 

Ti potrebbe interessare anche: Startup, 4 clamorosi fallimenti e cosa ci insegnano

Possono interessarti anche..

SCENARI IMMOBILIARI

Nella terra di mezzo – Presentazione Rapporto 2024 sul mercato immobiliare commerciale | Milano, 7 marzo 2024 SCARICA IL PROGRAMMA

ELISABETTA FRANCHI FALL-WINTER 2024/25

L’ispirazione della collezione autunno-inverno 2024/25 nasce dall’immagine senza tempo delle uniformi dei college inglesi, che Elisabetta Franchi ha reinterpretato partendo dall’estetica tomboy. L’uniforme viene raccontata