“La polvere del palcoscenico è molto pericolosa” diceva la nonna di Anna Maria Pierangeli contrariata all’idea che una giovane e ingenua ragazza cattolica intraprendesse la strada del cinema. Anna Maria Pierangeli nata a Cagliari (1932) e poi trasferita a Roma, viene scoperta per caso da Vittorio de Sica e dal regista Léonide Moguy. Giovanissima interpreta la protagonista del film “Domani è troppo tardi” vincendo a Venezia il premio per la migliore interpretazione femminile.
E da lì la sua destinazione sarà Hollywood nello star system internazionale dei grandi Studios. La sfilata SS25 si è ispirata a lei, a lei e al suo incredibile destino, alla dicotomia tra la Sardegna, terra d’infanzia, e Beverly Hills, sua nuova casa, tra il sogno americano che diventa realtà e la nostalgia di casa, tra atmosfere suggestive di vacanze ad Acapulco e ricordi sospesi nel tempo di una terra di incontaminata bellezza. La collezione racconta dell’amore contrastato tra Anna Maria Pierangeli ormai rinominata Pier Angeli e James Dean, un amore animato e acceso dalla differenza culturale e caratteriale, intriso di desiderio e malinconia, un amore brevissimo ma reso immortale dall’attrazione fatale che ha coinvolto entrambi dalla prima volta che si sono visti.
Ha aperto lo show uno scambio di cartoline tra Hollywood, Acapulco e la Sardegna e una lettera alla mamma, vigile e intransigente guardiana di Pier Angeli:
“Cara mamma, come state? Quanto mi mancate!
Beverly Hills è meravigliosa e io mi trovo benissimo… Parlo del posto, non del mio cuore, che è triste e tu sai bene perché.
A Los Angeles il tempo sembra Sardegna, un microclima fantastico dove il massimo del freddo è 15 gradi. La spiaggia di Santa Monica mi ricorda il Poetto a Cagliari e come sai io al mare non ci rinuncio e la vegetazione pare quella del litoraneo sardo. Ah quanto mi manca quel luogo fantastico che è la Sardegna… Ad Acapulco ci vado spesso con Jimmy, te l’ho già scritto. Tu non approvi lo so, non ti piace, pensi che non sia adatto a me, ma io lo amo. E lui fa sul serio, mi vuole sposare…”
La collezione racconta i sogni, gli amori, i successi e le sere d’estate attraverso gli abiti risultato di intreccio di stili, ispirazioni e riferimenti. Stili che si fondono e si contaminano tra loro.
La Sardegna, nel suo segno più esplicito, come il disegno jacquard del Nuraghe, simbolo principe di una terra millenaria custode del tempo, è accompagnato dalle stampe nei toni dell’ecrù e del nero che evocano le pietre millenarie e i paesaggi arcaici dell’Isola.
E poi innesti tropicali della calda estate californiana e incursioni ad Acapulco palme e surf in verde penicillina e arancio e ancora fiori esotici dai colori vibranti su fondi neri. La collezione SS25 donna e uomo, è un sovrapporsi di tessuti, materiali, ricami, pizzi e stampe che si rincorrono tra loro, si incontrano e si amalgamano. I decori si arricchiscono di jais e paillettes, fiocchi e volant. Le silhouette sono riconoscibili ma gli abbinamenti inusuali. Gli opposti si attraggono. Niente è come sembra. Sete leggere drappeggiate come abiti couture, il jeans è trattato come la pelle, la pelle è stampata come un tessuto, il knitwear diventa rafia o sede di ricami preziosi, le felpe sono campo di intarsi di tutti i materiali della collezione o foglio bianco su cui disegnare o applicare gli stemmi dell’università americana.
Dal maculato al ramage, dal check al macchiato ai fiori tutte le gradazioni dell’ecrù e nero danno vita ad abiti con bustino fasciati, vestiti scivolati, ampie camicie, shorts estivi, pantaloni fluidi, gonne drappeggiate, tute e caftani. Gli stessi modelli esplodono poi in colori luminosi e brillanti come il verde salvia, azzurri brillanti, bordeaux intensi e gialli fluo che si mescolano in un racconto di stampe tropicali, fiori di ibiscus e anturium. Gli abiti, le gonne e i top hanno ricami sontuosi, pizzi delicati e frange audaci a comporre una silhouette evocativa ma contemporanea.
A corredo della sfilata una band che suona dal vivo brani che evocano un’atmosfera rock’n’roll, simbolo di un’epoca ribelle mai tramontata di cui siamo figli.
A cura della Redazione