Intervista all’Architetto Simone Micheli

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Per Expo 2015 ha firmato lo stilismo del padiglione di Alessandro Rosso. Ce lo può descrivere brevemente?
Per Expo Milan 2015 ho firmato il progetto delle facciate, lʼinterior ed il lighting design dellʼAlessandro Rosso Pavilion. Il mio intervento si è stagliato su uno scheletro strutturale incompleto, mostrando come frammenti di pensiero possano concretizzarsi in essenziali simboli di contemporaneità. Un candido intreccio di lycra bianca riveste le facciate del padiglione aprendo così le porte della percezione allʼinaspettato, allʼignoto, al surreale; la luce penetra lo spazio sospeso lasciando che la libertà di movimento sia massima.
Lʼimportanza della comunicazione ed il valore del linguaggio moltiplicano, riflettono e diffondono il loro significato nel candore che riempie la struttura.
I perimetri restano netti ergendosi a simbolo della dignità umana i cui limiti sono inviolabili.
Al pian terreno un lungo banco bar rivestito di bianco ospita le cinque postazioni chef della griglieria e della gelateria. Seguendo il percorso punteggiato dalle sedute componibili e modulabili a triangolo estruso si passa attraverso la caffetteria e la postazione catering arrivando fino allʼingresso dellʼiBar; qui un vero e proprio rito di vestizione precede lʼentrata nella sala a temperatura costante di – 5° gradi, i cui arredi sono completamente fatti di ghiaccio. Vodka in splendenti bicchieri ghiacciati viene servita agli ospiti.
I bagni sono cubi di gres porcellanato scolpiti da mani dʼartista il cui candore si rifrange nelle venature grigie delle superfici e nei grandi specchi con retro-illuminazione a led blu.
Allʼultimo piano una terrazza coperta da sabbia garantisce momenti di relax e benessere, inaspettate combinazioni di suoni e luce originano una bolla temporale surreale.
Le strutture sono a vista, luce e vuoti riempiono gli spazi ed una candida coltre bianca, pura e linda, abbraccia ogni superficie definendo i tratti di unʼarchitettura supereffimera, destinata a persistere nella memoria dei suoi visitatori.

Si discute molto – e a tutti i livelli – se lasciare i padiglioni dove sono o cambiarne la destinazione dʼuso. Secondo lei, da addetto ai lavori, che cosa rimarrà di Expo?
Sì, il tema è attualissimo e molto discusso, ed il tempo stringe. Il dibattito su che cosa fare dellʼintera area oggi dedicata allʼExpo è iniziato ancor prima che lʼEsposizione Universale aprisse le porte ai milioni di visitatori ed oggi continua purtroppo senza trovare una soluzione definita e definitiva. Il problema è ampio e riguarda inoltre sia il riuso sia lo smaltimento dei materiali con cui sono state costituite le molteplici strutture fin da subito concepite come temporanee e il cambio di destinazione dʼuso di unʼintera area di cui è stata repentinamente stravolta la funzione con lʼarrivo di Expo. Alcune strutture già nel momento della loro realizzazione sono state concepite come permanenti e così con maggiore semplicità sarà possibile convertire la loro funzione in qualcosa di nuovo. Questo è il caso del Padiglione Italia ad esempio. Per le altre strutture ancora molto è da vedere, si cercano acquirenti privati disposti ad investire per far sì che lʼarea non perda il gran valore che ha conquistato in questo periodo. Le idee sono molteplici e stravaganti, innovative, avanguardistiche, tutte le possibili mutazioni che lo spazio potrebbe subire. Immagino il “Dopo Expo” come unʼulteriore fondamentale occasione che lʼItalia avrà per dimostrare le sue capacità ed il suo animo creativo. Spero non ce la lasceremo sfuggire. Spirito ludico e spirito didattico dovrebbero fondersi insieme per riempire questʼarea di nuova e vitale energia anche dopo la conclusione dellʼEsposizione!

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Alla città di Milano che cosa manca – dal punto di vista urbanistico – per fare il vero salto di qualità e posizionarsi ai livelli delle metropoli straniere?
Nulla! La città di Milano negli ultimi anni è cambiata moltissimo, ha accresciuto ed arricchito il suo territorio, aprendosi ad innovazione e sperimentazione. I servizi ora sono molto efficienti, piste ciclabili, aree pedonali e spazi verdi riempiono la città. Le possibilità che ora Milano offre ai suoi abitanti sono numerosissime e diversificate. Oggi Milano è una città Smart che lavora per far divenire i cittadini una vera e propria comunità integrata in cui ciascuno, svolgendo il proprio ruolo, contribuisce ad accrescere il benessere dellʼaltro. Certo, non si deve mai cessare di tendere verso il bene e di migliorare, ma Milano è sulla buona via e certamente a livello di molte altre metropoli straniere!

Lei ha contribuito a progettare e costruire palazzi e hotel famosi, qual è lʼopera di cui è più orgoglioso? Qual è lʼopera che le è risultata di più difficile realizzazione, ma alla fine di grande soddisfazione? 
Ogni opera per me è come un figlio che ho cresciuto con cura e dedizione. Sono ugualmente orgoglioso di tutte le mie opere, sono rappresentazioni tangibili di parti di me, passate, presenti e rivolte verso il futuro. Sono il risultato di esperienze vissute, ricerche, studi, aspettative e desideri di volta in volta declinati in maniera differente in base alle specifiche richieste del cliente ed alle peculiarità che ogni determinata circostanza porta con sé. Proprio per gli stessi motivi non riesco ad indicare unʼopera che mi ha creato maggiori difficoltà: ogni nuova situazione da affrontare porta con sé problematiche inaspettate con cui rapportarsi, ma la vera dote di cui un buon progettista non può essere privo è la capacità di trasformare i limiti in spunti di riflessione, in picchi massimi di tensione in cui declinare al meglio la propria creatività. Concepite in questo modo le difficoltà cessano di essere tali e si trasformano in peculiarità, in modalità caratteristiche che rendono ogni progetto unico, inaspettato, originale. micheli4

Sulla base della sua esperienza è più facile lavorare in Italia o allʼestero?
Ormai il mercato e globale e la separazione non è più cosi netta. Capita molto spesso di lavorare in Italia per clienti stranieri e /o viceversa. Quindi come definire queste esperienze ibride? Il mio stile ha dei tratti riconoscibili e definiti, avanguardistici, volti al futuro. Quindi, che il committente sia italiano o sia straniero, ciò che conta è che la sua mente sia aperta, pronta ad intraprendere nuovi viaggi e nuove esperienze. Decisa a precipitare in realtà ancora inesplorate! Ad onor del vero devo però infine aggiungere che il lavoro in Italia è estremamente difficoltoso e complesso rispetto agli altri paesi per il ginepraio burocratico ed amministrativo che sembra voler suggerire agli operatori di abbandonare lʼidea di realizzare cose nel nostro Bel Paese. Il nostro governo dovrebbe smettere di parlare ed iniziare a definire nuove semplicità.

Ha un sogno del cassetto? Che cosa le manca ancora da realizzare?
Ho moltissimi sogni nel cassetto, tantissime idee a cui desidero dare vita! Arricchire il mondo di opere belle, lessicalmente e contenutisticamente, affinché a tutti sia data la possibilità di
vivere in armonia con il contesto è il principio ispiratore della mia filosofia progettuale. Mi cimento in progetti continuamente nuovi, sperimento e metto alla prova le mie capacità, rapportandomi con oggetti sempre diversi, spazi le cui caratteristiche non sono state ancora stabilite, piani dʼazione non ancora chiaramente razionalizzati. La mia attività progettuale spazia dalla definizione dei più piccoli ed insoliti dettagli fino alla descrizione architettonica di un edificio, a grandi master plan, così non appena intravedo la possibilità di dedicarmi a qualche inaspettato particolare metto energicamente allʼopera il mio pensiero ed una nuova avventura ha inizio, non mi piace fermarmi, non amo troppo la stasi seppur a volte è necessaria per far decantare ed assorbire dal proprio animo nuovi concetti. Come ogni buon sognatore ho poi il mio ideale di perfezione verso cui continuamente tendere. Vorrei progettare sistemi estesi ed integrati come il cielo ed il mare. Spazi aperti, in continuo movimento, inafferabili eppure indelebilmente chiari nella mente degli uomini ed indispensabili alla vita.

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SM© SIMONE MICHELI
ARCHITETTO
Simone Micheli ha fondato l’omonimo Studio d’Architettura nel 1990 e nel 2003 la società di progettazione “Simone Micheli Architectural Hero” con sede a Firenze, Milano, Dubai e Rabat. È curatore di mostre tematiche, “contract” e non solo, nell’ambito delle più importanti fiere internazionali di settore. Rappresenta nel 2007 l’interior design italiano, partecipando al “XXX Congreso Colombiano de Arquitectura” a Baranquilla in Colombia e nel 2008 alla Conferenza Internazionale di Architettura per il contract ad Hannover in Germania. Firma nel 2008 la mostra “La Casa Italiana” nel Museo della Scultura “Mube” a San Paolo in Brasile; del 2009 sono le mostre presso il Museo “Franz Mayer” di Città del Messico e nel “Centro de las Artes” a Monterrey. È docente presso il Poli.Design e presso la Scuola Politecnica di Design di Milano. La sua attività professionale si articola in plurime direzioni: dall’architettura all’architettura degli interni, dal design al visual design, passando per la comunicazione; le sue creazioni, sostenibili e sempre attente all’ambiente, sono connotate da forte identità e unicità. Numerose sono le sue realizzazioni per pubbliche amministrazioni e per importanti committenze private connesse al mondo residenziale e della collettività. Moltissimi i riconoscimenti nazionali e internazionali: l’ultimo premio conseguito è l’”Iconic Award 2014”- Francoforte, nella categoria “Interior Winner” premio internazionale organizzato dal German Design Council, con il progetto “uffici e showroom” per RubensLuciano a Strà, Venezia. I suoi lavori sono stati presentati nell’ambito delle più importanti rassegne espositive internazionali e ha tenuto conferenze e lectio magistralis presso università, istituti di cultura, enti e istituzioni di varie città del mondo. Molte sono le pubblicazioni su riviste italiane e internazionali e le interviste realizzate. L’ultima monografia Simone Micheli From the Future to the Past, edita nel 2012, rappresenta una selezione di 20 anni del suo fare progettuale.

www.simonemicheli.com

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