Fintech – L’innovazione che paga è digitale

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Cresce il numero delle start up del comparto Fintech made in Italy. Tra servizi bancari, sicurezza e crowdfunding, i dispositivi tecnologici smuovono lo scenario di servizi e prodotti finanziari, dando impulso a progetti che, come Soisy per il social lending, puntano su semplicità di accesso e trasparenza.

FINTECHSTAGE È IL FORMAT DI CONFERENZE INTERNAZIONALI SULLE TEMATICHE DEL MONDO FINTECH. A MAGGIO 2016 SI È TENUTA LA SECONDA EDIZIONE MILANESE

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Se pensate di non aver mai sentito parlare di Fintech – o tecnofinanza –, sappiate che, sicuramente, ne avete avuto a che fare almeno una volta nella vita. Servizi e App di pagamento, piattaforme di crowdfunding o di lending (di prestiti), di protezione e sicurezza per depositi monetari on line: con il termine Fintech ci si riferisce al mondo della gestione finanziaria attraverso dispositivi digitali e piattaforme on line. Un sistema molto gradito alla generazione dei Millenials (quelli nati dopo il 1980) che – dati alla mano Millennial Disruption Index – nel 70% dei casi crede che entro i prossimi 5 anni sarà totalmente diverso il modo di effettuare pagamenti, mentre il 33%, in questa prospettiva, pensa di fare a meno di una banca. Non chiamatelo sovvertimento, ma uno spazio per le opportunità. In Italia nel 2015 le startup Fintech sono state finanziato con oltre 33 milioni di euro (erano circa 7 milioni nel 2014). A maggio 2016 si sono contate 115 nuove imprese nel comparto (dati StartupItalia!). Tra questi casi come OvalMoney o Trakti, premiate a maggio a Milano nel corso degli Italian Fintech Awards promossi da CheBanca! assieme a Talent Garden e FintechStage, il format di conferenze internazionali sul tema della tecnofinanza. OvalMoney è l’app che, controllando i dati di carta di credito e conto in banca, permette di monitorare e avere immediata percezione sulle proprie abitudini di spesa. Trakti un servizio per PMI per la gestione e la finalizzazione di trattative on line.

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Pietro Cesati, CEO e cofounder di Soisy

Tra le finaliste anche Soisy, il nuovo attore del social lending, cioè di prestiti on line tra privati “perché secondo noi in Italia mancava ancora un tipo di offerta davvero soddisfacente”. A raccontarlo è Pietro Cesati, 12 anni di esperienza nel settore bancario, oggi CEO e fondatore di Soisy assieme a Andrea Sandro “era il momento di provare a fare qualcosa di nuovo. Con la nostra piattaforma puntiamo a un servizio di prestito tra privati efficiente e trasparente. Siamo partiti con il progetto nel settembre 2014, i finanziatori hanno creduto subito nell’idea”.

SOCIAL LENDING
Si chiamano Peer to Peer (P2P) Landing Platform e sono il servizio di filiera corta dei prestiti on line. Tutti possono accedere e fare richiesta di una somma e tutti possono diventare prestatori, o meglio investitori. Tutti, e qui sta la chiave del servizio, meno quelli che risulteranno non idonei. Ma la valutazione dei requisiti avviene con pochi passaggi, il vantaggio è nelle tempistiche- e i costi conseguenti- semplificate rispetto a quello che richiederebbe la prassi presso un istituto tradizionale. L’idea nasce nel 2005 nel Regno Unito con Zopa, oggi punto di riferimento a livello globale. Poi è stata la volta degli Stati Uniti dove ha avuto larga diffusione. In Italia sono presenti Smartika e Prestiamoci con numeri ancora al di sotto dei concorrenti internazionali ma è una tendenza in positivo. Ora il nuovo progetto Soisy “che si legge com’è scritto, come fosse la trascrizione fonetica dell’inglese so easy cioè facile davvero – racconta il Ceo Pietro Cesati – il nome ci lega alla nostra identità, che è nella facilità di accesso a informazioni complete in pochi click”.

ANCHE LE TARTARUGHE POSSONO VOLARE
“Chi lo dice che una cosa che va lenta, come una tartaruga, non abbia le ali per volare? Quando si dà alla luce un progetto imprenditoriale il tempo è un valore fondamentale – racconta Cesati – abbiamo raggiunto i nostri obbiettivi ragionando ogni giorno su delle ipotesi. Validare le scelte fatte a piccoli passi, o invalidarle trovando strade più efficienti e corrette è stato, ed è tuttʼoggi, il nostro approccio”. Soisy parte ufficialmente nel marzo 2016, ma il suo periodo di incubazione è durato oltre due anni: “lavoravo in banca come consulente. Ho iniziato a dedicarmi a questo progetto, prima nel mio tempo libero poi, dopo aver individuato un socio e iniziato con la raccolta degli investimenti, a tempo pieno. Oggi siamo un team di 6 persone, tutte provenienti dal settore bancario, tranne uno. Grazie ai 30 investitori – una cordata in equity crowdfunding – abbiamo raccolto 1 milione di euro”. Soisy è autorizzato dalla Banca dʼItalia “per la procedura è stato necessario un consulente, 200 pagine di documentazione e circa 6 mesi per il via”.

Come funziona?
Soisy fa incontrare chi ha bisogno di un prestito e chi ha voglia di investire. Fungiamo da garante e permettiamo, con le dovute tutele, il passaggio di denaro. Gli investitori possono scegliere il progetto o lʼesigenza da finanziare. Ci vogliono dieci minuti per registrarsi e fornire le informazioni indispensabili. La documentazione viene condivisa digitalmente, così come ogni successivo passaggio”.

E i prestiti?
“I prestiti vengono erogati mettendo insieme le somme di più investitori, i quali possono partecipare o attraverso un prestito garantito al 4% – chi sceglie questa opzione mette in conto di accantonare una parte dei guadagni in un salvadanaio che serve da cestino per garantire eventuali insolvenze. O attraverso un meccanismo dʼasta dei tassi al ribasso, in modo da realizzare un giusto equilibrio. Con questa logica ci aggiriamo intorno al 10%-11%”. I costi di gestione sono semplificati: a differenza delle banche, ad esempio, il P2P lending non ha lʼobbligo di assicurare gli investimenti – ma la copertura viene garantita grazie al meccanismo del salvadanaio –.

Chi sono i vostri clienti?
“Millennials e chi ha bisogno di piccoli prestiti per esigenze quotidiane. Siamo partiti con investimenti da 8mila euro, arriveremo a 30mila nel corso dellʼestate. I primi clienti sono i cosiddetti early adopters, quelli che vogliono arrivare prima degli altri alle novità”.

Le difficoltà incontrate?
“Il punto non è avere a che fare con le problematiche, ma con la capacità di gestirle. E questo, in una fase di avvio, è molto vero. Piuttosto è importante impegnarsi nella ricerca delle persone che circondano il progetto. Oltre allo staff con cui condivido quotidianamente gioie e dolori di una start up, penso ai partner, come E-xstrategy che ha sviluppato la piattaforma. Loro, ad esempio, ci hanno aiutato a capire che in questa fase iniziale potevamo fare a meno di una app”.

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