Il Coaching questo conosciuto – intervista a Enrico Illuminati, Presidente ICF-Italia

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di Gisella Vonesch
Coach Professionista e HR Consultant
gisella.vonesch@fastwebnet.it

Allora Enrico, ti conosco da diversi anni, oggi ti incontro da intervistatrice per fare un po’ il punto sul Coaching in Italia, visto da un referente importante quale sei in quanto per questo 2014 tu ricopri la carica di Presidente ICF-Italia. Quanto c’è di entusiasmante e di impegnativo in questo nuovo ruolo? 

L’entusiasmo deriva dal piacere di poter contribuire alla diffusione della cultura del Coaching nel contesto italiano e di sentirsi parte di una cultura globale, che è appunto ICF Global, presente in tutti i continenti.
Quindi quello che mi dà grande entusiasmo è veramente questo respiro internazionale. Ho poi la possibilità di lavorare con un team all’interno del quale esistono valori fortemente condivisi: uno per tutti quello della centralità della persona che permette, sia nel contesto organizzativo che in quello personale per poter supportare gli individui verso una crescita piena, come persone oltre che per il ruolo che ricoprono. Sicuramente, gli impegni come presidente di ICF sono molteplici. Tutti i suoi membri, compreso il Comitato Direttivo, sono volontari e quindi svolgono questo ruolo in aggiunta alle normali attività professionali. Lavoro per dare una vision al gruppo, perché poi le cose possano essere trasportate nell’ambito locale e quindi rese operative. Il coinvolgimento è molto forte e credo che quello che guida me ed il mio team sia una forte passione, senza la quale non sarebbe possibile traguardare le cose che stiamo facendo.

Di Coaching in Italia si parla ormai da circa una decina di anni. Quanta strada ha fatto?
Moltissima direi. Quando io ho cominciato a sentire parlare di Coaching era il 2001 e la mia idea del Coaching era quella di una modalità di fare aula attraverso eventi motivazionali. Poi ho avuto l’occasione di lavorare con un Coach ed ho compreso realmente che cosa fosse e questo ha dato una svolta alla mia vita perché ho deciso di lasciare la professione di medico per dedicarmi a questa nuova attività. L’esordio del Coaching nel contesto italiano non è stato semplicissimo. Quando una decina di anni fa se ne cominciava a parlare, improvvisamente tutti si professavano Coach e questo ha generato anche molta confusione. Col tempo anche testate giornalistiche e media hanno cominciato ad interessarsi alla tematica e si è iniziato a mettere un po’ di ordine, grazie soprattutto ad associazioni come ICF che hanno cominciato a diffondere la cultura del Coaching, e
a far comprendere che dietro questa professione esistono standard etici e professionali, competenze, scuole deputate a formare futuri Coach.
Mi sento di dire che da “moda” oggi il Coaching sta diventando una “cultura”.

Chi sono oggi in Italia i maggiori utilizzatori del Coaching (aziende, istituzioni, P.A. PMI…)?
Sicuramente le società multinazionali che utilizzano il Coaching come strumento di sviluppo delle risorse da diversi anni, hanno spinto la sua diffusione, che oggi, inizia ad essere conosciuto per quello che realmente
è. Molte grandi aziende lo utilizzano regolarmente per i loro manager, ma anche tutto il comparto delle PMI si sta muovendo in tal senso e nei progetti di sviluppo spesso si inseriscono percorsi di Coaching.
E se ne comincia a parlare anche nel settore della Pubblica Amministrazione: si sta svolgendo sul territorio italiano una ricerca già effettuata in Finlandia (promossa dalla Jyvaskyla University, in collaborazione
con ICF Finlandia e Italia) relativa all’approccio di Coaching a supporto della Governance di pubbliche amministrazioni, dalla quale emergono spunti e risultati interessanti. Esistono poi due piccole nicchie, quella del Coaching nel contesto sportivo e quello del Life Coaching che ad oggi occupa in Italia circa un 10-15% del mercato, ambiti più marginali ma di interesse per il futuro.

Tu chiaramente oltre alla carica di Presidente ICF svolgi anche la professione di Coach. Esistono a tuo avviso delle situazioni ricorrenti, nel contesto organizzativo aziendale, nelle quali l’utilizzo del Coaching può fare la differenza?

Sempre più spesso quando le aziende pensano a progetti di sviluppo per le risorse inseriscono il Coaching che porta a risultati potenti perché è molto personalizzato e lavora su concetti di consapevolezza e responsabilizzazione. Il Coaching dà i suoi risultati migliori quando viene utilizzato, ad esempio, con gli alti potenziali, “i talenti”, che se supportati in momenti chiave della loro vita professionale, possono veramente fare un salto manageriale. E poi ritengo sia efficace in tutte quelle situazioni che attengono a tematiche di leadership e gestione del team. Talvolta, ma sono casi sempre più rari, viene utilizzato come, mi passi il termine, “ultima spiaggia” e vissuto come una sorta “aggiustamento in corsa” delle competenze manageriali, senza un reale piano di sviluppo alle spalle. Fortunatamente tali casi stanno diventando sempre meno frequenti, lasciando spazio alla vera essenza del Coaching.

Parliamo di ICF-Italia. Tu l’hai seguita si può dire quasi dalla sua nascita; cosa rappresenta oggi, che importanza ha nel mondo del Coaching, in Italia e quale evoluzione tu vedi.

ICF-Italia oggi è una realtà che mi sento di definire matura. Negli ultimi 2/3 anni ha fatto un grande salto, divenendo un riferimento del Coaching, sia per il mercato che per coloro che svolgono questa professione. Le aziende che oggi comprano il Coaching chiedono garanzia di standard qualitativi e professionali, nonché etici e ed ICF è stata antesignana in questo, poiché già alla sua fondazione 19 anni fa, ha fissato da subito gli standard professionali e il codice etico del Coach professionista. Non dimentichiamo che parliamo di standard che provengono da un contesto internazionale dove il Coaching è utilizzato da tempo. Lavoriamo alacremente per diffondere la cultura del Coaching: tra non molto si terrà la consueta Coaching Week, un evento che si svolge contemporaneamente in tutto il mondo, che vede gli associati ICF impegnati in eventi che perseguono l’obiettivo della divulgazione. Allo stesso modo, anche per i nostri associati che crescono di anno in anno, ICF sta implementando tutta una serie di servizi. Il domani non può quindi che essere di riferimento sempre più consolidato per tutto quello che attiene il mondo del Coaching.

È appena terminata la XI Conferenza ICF Italia che quest’anno si è svolta a Verona dal 21 al 22 marzo. Il tema era particolarmente impattante direi: “Il coraggioso risveglio dell’essere – la dimensione spirituale del Coaching”. Come è andata?

Senza falsa modestia molto bene. Ho avuto un team a disposizione che ha lavorato mesi perché fosse un grande evento. È stato un tema coraggioso, ne ero consapevole quando è stato proposto! Penso che si sta vivendo un momento di smarrimento forte in questo periodo storico, perché le cose materiali si stanno come sgretolando, lasciatemi dire. Troppo spesso ci si identifica in un ruolo e se purtroppo tale ruolo viene meno, penso ad esempio a coloro che hanno perso in questi anni il posto di lavoro, la persona resta nuda e fa fatica a guardarsi per quello che è, una persona. Il nostro obiettivo quindi, in questa Conferenza, è stato quello di ridare senso e significato alla persona, permettergli di riconnettersi con sé stessa.

Per concludere: il futuro del Coaching? Come lo vedi?

Ho detto prima da “moda” a “cultura”. Sono convinto che, come è già successo in altri paesi del mondo, il Coaching, anche in Italia, non potrà che crescere. Si è compreso che è un approccio non strumentale ma autentico e questo farà anche nel futuro la differenza.

 

ICF Italia – International Coach Federation

https://www.icf-italia.org/

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