Il presidente Howard Schultz, “Mr Starbucks”, in visita a Milano ha rilasciato da pochi gg dichiarazioni alla stampa circa il suo impegno ad investire milioni di dollari e creare posti di lavoro. Il primo Starbucks italiano sarà nel centro di Milano – location ancora segreta – forse già entro il 2016 o comunque agli inizi del 2017.
“Sarà un classico, dinamico ed elegante caffè Starbucks – ha detto Schultz – solo che in termini di esperienza, di atmosfera e di design si noterà subito il profondo rispetto che nutriamo nei confronti del popolo italiano e della sua cultura del caffè». Su questo il presidente ci tiene molto a sottolineare che «Starbucks non arriva in Italia con la pretesa di insegnarvi a tostare il caffè o a preparare e a consumare un espresso», ma «ci arriva con grande umiltà per presentare la nostra interpretazione dell’esperienza del caffè, la cui componente essenziale è quella di creare un senso di comunità, di terzo luogo, tra casa e posto di lavoro».
“Fino ad oggi non eravamo pronti per chiudere il cerchio e aprire il primo negozio in Italia” ha detto in un comunicato Schultz, mentre Antonio Percassi ha aggiunto: “Sappiamo di andare incontro a una sfida unica, ma siamo sicuri che gli italiani siano pronti per vivere l’esperienza di Starbucks”. Da circa un anno il team di Starbucks era in trattativa con il Gruppo Percassi che mette a segno con questa partnership probabilmente il suo “colpo” più sensazionale, dopo le altre partnership e avventure imprenditoriali di grandissimo successo: Lego Certified Store, Victoria’s Secret e Kiko Milano
Storia di Starbucks: le origini
Il primo negozio Starbucks fu aperto il 30 marzo 1971 a Seattle, a Pike Place Market, da tre amici che si incontrarono per la prima volta quando erano studenti all’Università di San Francisco: Jerry Baldwin, un insegnante di inglese, Zev Siegl, un insegnante di storia, e Gordon Bowker, uno scrittore.
La svolta arrivò da un’idea di Howard Schultz, storico amministratore delegato, riconosciuto ormai come il vero fondatore della famosa catena. In occasione di un viaggio a Milano nel 1983 sviluppò il suo progetto di portare in America l’autenticità della caffetteria italiana e i suoi segreti, usando le migliori qualità di caffè nel mondo.
Fu proprio una passeggiata per le vie storiche di Milano – Corso Vittorio Emanuele – ed anche del centro di Verona, a convincere Schultz della bontà della caffetteria italiana e dell’esperienza di coffee bar come luoghi di vita sociale in cui la gente poteva spendere volentieri del tempo. Tornato a Seattle cercò invano di convincere i proprietari di Starbucks, ai quali curava il marketing e le vendite, di trasformare il negozio – che ai tempi si occupava solo di produrre e vendere caffè tostato – in una catena di coffee bar. Era convinto che c’era da fare soldi se oltre al caffè tostato si fossero venduti anche caffè, espresso e bevande similari.
Incassò un bel “no” secco dagli allora proprietari che non compresero la sua idea. Schultz, se ne andò da Starbucks e dopo due anni, nel 1985 lanciò una catena tutta sua – “Il Giornale” – secondo la leggenda in onore del quotidiano di Montanelli che Schultz vide in qualche bar del centro di Milano. I locali della sua catena Il Giornale servivano proprio il caffè tostato da Starbucks e crescevano di numero velocemente.
Il 1987: l’anno della svolta
Nel 1987 i locali di Schultz erano già una quindincina e per una cifra di circa 4 milioni di dollari Schultz si comprò “Starbucks” dai fondatori, assicurandosi così le tecniche di tostatura del caffè, e rapidamente rinominò la sua catena in “Starbucks”, per poi dare il via ad una crescita sensazionale e senza sosta di locali fino ad arrivare a 24mila locali di oggi. (Fonte: Il Sole 24 Ore Magazine e GoCoffeeGo.com )
Nel 1989 la catena contava già 46 punti di distribuzione negli Stati Uniti.
Il nome “Starbuck” appartiene ad un personaggio di Moby Dick, e il logo della società rappresenta una sirena a due code stilizzata.
(Fonte: Wikipedia)