Aprire la Partita IVA: come fare, costi, tempistiche, vantaggi e svantaggi

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Finalmente ce l’hai fatta. Hai preso la decisione di metterti in proprio. Arrivano i primi lavori e, di conseguenza, il momento di farsi pagare. Ed ecco che capisci che non puoi più rimandare, hai bisogno di aprire una partita IVA. In un mondo sempre più digital, fai una ricerca su internet e vieni sommerso da una giungla di informazioni, leggi, moduli, categorie, codici, che non fanno altro che mandarti in confusione

La soluzione? Può essere quella di chiedere a un professionista. Così come ha fatto Marco, un fotografo freelance che si è recato allo studio di Gianluca, commercialista esperto in business digitali e startup. La prima domanda che Marco gli pone è:

Da dove devo iniziare per aprire una partita IVA?

La partita IVA consiste in un numero identificativo che l’Agenzia Entrate attribuisce a ciascun contribuente che ne faccia richiesta. È obbligatoria per chi in modo “professionale” intende iniziare un’attività d’impresa commerciale, artigiana o industriale sotto forma di ditta individuale o di società. Ovviamente si tratta di un’attività da esercitare in modo abituale e non occasionale.

Marco è perplesso. Sa bene che chi si approccia per la prima volta alla materia ha bisogno di abbattere molte barriere, come quella con il Fisco. Gianluca lo incoraggia a chiedere tutti i chiarimenti che sente necessari. E allora che parte la seconda domanda:

Cosa si intende per attività non occasionale?

Sembra una domanda scontata, ma non lo è. Non sempre è chiara la differenza tra esercizio di attività in modo occasionale e professionale. Occasionale è un’attività non ripetitiva, svolta in modo non sistematico e soprattutto non organizzato. Al contrario, anche una sola prestazione, invece, potrebbe essere professionale viene svolta con un’organizzazione di mezzi e/o professioni articolata. In questo secondo caso, l’apertura della partita IVA è d’obbligo.

È ora di sfatare il primo mito: un’attività che produce un reddito non superiore ai 5000 euro lordi non è necessariamente occasionale.

Marco inizia a sentirsi più a suo agio. Le idee gli si fanno più chiare ed è sicuro che la sua attività non è di tipo occasionale. Il confronto tra il cliente e il commercialista si fa sempre più interessante e aumentano le domande.

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Cosa devo fare per aprire la partita IVA? A chi posso rivolgermi?”

La partita IVA si compone di 11 numeri: i primi 7 vanno a indicare il contribuente, mentre i seguenti 3 identificano il Codice dell’Ufficio delle Entrate, l’ultimo, infine, ha carattere di controllo.

Per aprire una partita IVA bisognerà comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio della propria attività, entro 30 giorni dal primo giorno di attività, con apposita dichiarazione, redatta su modello AA9/12 (ditta individuale e lavoratori autonomi) oppure modello AA7/10 (società): entrambi i modelli si possono scaricare dal sito dell’Agenzia delle Entrate (link: modelli attività).

Si può presentare la documentazione:

  • recandosi presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con apposito documento di riconoscimento;
  • con l’invio con raccomandata con ricevuta di ritorno, con in allegato fotocopia del documento di riconoscimento;
  • attraverso l’invio per via telematica, tramite il software apposito che si scarica dal sito dell’Agenzia delle Entrate (link: software).

Marco, molto più rincuorato rispetto quando era appena arrivato allo studio, comincia a rilassarsi e incalza con le sue domande.

Ma come comunico all’Agenzia Entrate la specifica attività che intendo svolgere?

Quando si apre una partita IVA, bisognerà scegliere il codice ATECO che si riferisce alla specifica attività ce si intende svolgere. Sono codici pubblicati dall’Istat e che rappresentano ciascuno una specifica attività di lavoro autonomo o imprenditoriale. La sua scelta è significativa perché da essa ne scaturiranno comportamenti e scelte fiscali ben distinte. Ma il codice ATECO non è l’unica cosa da scegliere. C’è da decidere anche il tipo di regime contabile. La scelta è tra regime forfettario 2016, contabilità ordinaria e semplificata. I vecchi contribuenti in regime dei minimi possono, invece, continuare a rimanere nella stessa situazione fino a scadenza naturale ovvero 5 anni o compimento del 35° anno di età.

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Ma quanto tempo occorre per ottenere la partita IVA?

I tempi per aprire la partita iva sono brevi. Ti viene rilasciata la ricevuta di assegnazione della entro 24 ore dalla presentazione della domanda. Una volta rilasciata o inviata la dichiarazione firmata, ti viene assegnato il numero di partita Iva, che rimarrà sempre lo stesso fino al termine dell’attività. Per chi deve registrare una ditta individuale, dovrà fare un passaggio in più e iscrivere l’impresa alla Camera di Commercio, e comunicare al Comune l’avvio della propria attività.

Marco ormai è convinto ad aprire la partita Iva ma gli manca un’ultima informazione, forse la più importante:

Quali sono i costi per aprire una partita IVA?

Per praticità, possiamo distinguere i costi tra quelli di apertura e di mantenimento.

I costi di apertura: sono quelli necessari per assolvere a tutti gli adempimenti fiscali ed amministrativi. L’apertura della sola partita Iva non ha costi. Invece ci sono delle spese amministrative per il passo successivo, ovvero per l’iscrizione al Registro delle imprese (tramite “comunica”) ed eventuali comunicazioni al Comune, che ammontano a circa 200/350euro. A questi vanno ad aggiungersi il compenso che chiede il commercialista, il valore è soggettivo. Fortunatamente per Marco, la politica di Gianluca è di contribuire al massimo al lancio di una nuova attività e preferisce non chiedere nulla.

I costi di mantenimento della partita Iva: vanno distinti in base al regime contabile prescelto, al fatturato, agli adempimenti amministrativi e fiscali a cui la singola attività è soggetta. Il costo di mantenimento, dunque, è variabile. L’INPS, in caso di esercizio di lavoro autonomo si calcolerà sul reddito professionale (ricavi meno i costi) e applicherà un percentuale che attualmente sfiora il 28%.

Ma le tasse legate al mantenimento della partita IVA?

La tassazione è ugualmente variabile. Il pagamento delle imposte Irpef e Irap sono calcolate sul reddito e sul valore aggiunto prodotto. L’Irpef sulla partita Iva è strutturata per scaglioni di redditi: più aumenta il reddito più aumenta l’aliquota fiscale.

Differente, invece, il trattamento fiscale nel caso di regime contabile forfettario: in tal caso, la tassazione sulla partita Iva sarà agevolata al 5% per i primi 5 anni se possiedi i requisiti per il regime forfetario (link: regime forfetario) e del 15% dal sesto anno, mentre i contributi INPS graveranno per il 27% sul reddito di impresa.

Marco sembra soddisfatto. La chiacchierata con il commercialista gli è stata importante non solo per capire meglio la burocrazia legata alla sua attività lavorativa, ma anche per rinnovare la sua motivazione a mettesi in proprio. Ma al termine del colloquio, è Gianluca a porre a lui una domanda.

Sei proprio sicuro di voler aprire una partita IVA?

Oggi aprire la partita Iva è diventata non tanto una scelta (come un tempo era) ma per tanti l’unica alternativa al mondo del lavoro dipendente sempre più in crisi.

Mettersi in proprio non è mai facile ma chi lo fa spesso trae maggiore gratificazione e stimolo da un’attività che non si appiattisce come spesso accade per il lavoro dipendente. Ci si mette in gioco, ci si riscopre e ci si apre al nuovo, al mercato e al cambiamento.

«È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’», diceva Albert Einstein.

 

(Articolo realizzato grazie a Gianluca Boiano, commercialista esperto in business digitali. Per avere sue info e consigli, puoi chiamare al 388.9322312)

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