Come uscire dalla zona di comfort e cercare il proprio posto nel mondo

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Barbara Ripamonti, general manager di un luxury lodge in Kenya, racconta a Beesness come ha rivoluzionato la sua vita passando dall’ufficio a Milano alla savana

Da impiegata in provincia di Milano a general manager di un luxury lodge and conservancy in Kenya. Realizzare i sogni è possibile anche quando non si ha chiaro quali siano. Basta credere in se stessi, come ha fatto Barbara Ripamonti, hotel manager e fotografa quarantenne che racconta a Beesness il suo percorso appassionato alla ricerca della felicità.

Avevo 20 anni, guardavo fuori dalla finestra del mio ufficio chiedendomi cosa ci fosse dietro l’arco alpino che vedevo in lontananza e sognando di esplorare il mondo. A volte da soli non riusciamo ad andare oltre al sogno, ci serve una piccola spinta ed è stato il mio capo di allora ad aiutarmi, da vero leader, a trovare la mia strada.

Com’è stata la tua prima esperienza all’estero?
Ero stata selezionata come animatrice in un villaggio turistico. Non era ciò che sognavo ma sapevo di essere sulla strada giusta. Fu difficile perché i miei genitori non mi appoggiarono e non avere la loro approvazione mi tolse sicurezza. Rientrai in Italia prima del previsto.

E quindi ti sei arresa?
Non proprio. Continuai a lavorare per la stessa agenzia come assistente congressuale e accompagnatrice di gruppi incentive, ma rimaneva inappagato il desiderio di esplorare il mondo. Fu una vacanza in Kenia e l’incontro ravvicinato con la natura dell’Africa a farmi provare quel senso innato di appartenenza che mi ha portato qui dove sono ora. Feci un viaggio in Overland con degli amici partendo dal Sudafrica, attraversando Namibia, Botswana e Zimbawe.
Durante questo viaggio mi innamorai. Un grande amore che mi fece ritornare in Sudafrica dove ho vissuto una meravigliosa avventura personale e professionale per due, intensi, anni. Lavoravo accanto al mio partner accompagnando gruppi: lui era la guida, mentre io cucinavo per il gruppo e aiutavo nella gestione quotidiana. Era un lavoro stancante organizzare e cucinare ogni giorno per 20 o 30 persone, smontare e rimontare la tenda e occuparsi della sicurezza e del benestare dei partecipanti. Allo stesso tempo è stato un periodo incredibilmente emozionante, immersa com’ero nella natura selvaggia africana, con l’uomo che amavo e con persone diverse provenienti da ogni parte del mondo. Era ogni volta un’avventura unica e entusiasmante.

Come finì quell’esperienza?
La storia d’amore era giunta al termine e poi stava diventando molto complicato rinnovare i permessi di lavoro, che sono difficili da ottenere in Sudafrica. In quei due anni ero riuscita a eludere il problema grazie alle mie continue uscite dal Paese in occasione dei tour. Dopodiché, anche questa soluzione non fu più percorribile. Rientrai in Italia, ma ero cambiata. Dopo pochi mesi partii quindi per la Jamaica, diretta a un piccolo bed and breakfast dove aiutavo il proprietario a gestire la struttura, dalla contabilità, all’assistenza clienti e all’operatività. Sicuramente l’esperienza in Africa mi aveva formata dal punto di vista dell’organizzazione e della gestione dei clienti, mentre la parte contabile mi era familiare grazie all’esperienza d’ufficio dei miei inizi a Milano. È stato quindi facile trasferire le mie conoscenze nel lavoro in Hotel, che avrebbe poi contribuito alla mia ulteriore crescita professionale. Anche la Jamaica è stato un grande amore durato 5 anni.

Barbara Ripamonti

Ma poi sei tornata in Africa.
Durante quegli anni ho scoperto le mie potenzialità e capacità organizzative e di leadership. In Jamaica la situazione lavorativa si stava deteriorando. Il turismo era in forte calo, a causa della generale instabilità economica di quel periodo e, di conseguenza, l’indotto professionale. Colsi allora l’opportunità offertami da un amico di gestire un campo tendato in Tanzania. Iniziai come assistente e finii per sostituire il general manager. Fu un passaggio naturale, così il mio cambio a un nuovo lodge, 6 anni dopo. Anche in quell’occasione cercavo nuovi stimoli e li trovai in Kenya nella conservancy di lusso che gestisco da 3 anni. È una meravigliosa proprietà alle porte del Masai Mara, una delle zone di maggiore interesse del Kenya e forse dell’East Africa. Qui gestisco uno staff di 30 persone e l’operatività giornaliera e mi assicuro che l’hotel mantenga l’alto livello di servizio che vogliamo offrire ai nostri clienti. Sono felice, nonostante le difficoltà che una donna al comando incontra in una società tanto culturalmente diversa come quella dei Masai per i quali la donna non ha alcun valore. Per questa ragione è raro trovare donne sole alla gestione di una realtà simile. È una bella sfida.

Ti senti soddisfatta e realizzata o hai degli altri sogni ancora incompiuti?
Non rimpiango nulla della mia vita, sono molto orgogliosa delle decisioni prese, dei successi e pure degli sbagli. Ma ho ancora un sogno nel cassetto: trovare il mio angolo di mondo dove aprire la mia guest house e prendermi cura dei clienti. Sono sicura che anche questo sogno diventerà realtà al momento giusto.

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