Nel meraviglioso contesto del Four Seasons, uno dei più rinomati Hotel del quadrilatero milanese, parliamo con il nuovo CEO di Aspesi, il Dott. Fabio Gnocchi, grande esperto di fashion e tra i protagonisti dell’edizione “CEO Roundtable on fashion innovation”.
La guida di Aspesi è stata una sorpresa per Lei?
“Aspesi è un marchio che ho sempre amato. Da giovane, durante gli anni ‘70/’80, era un marchio che vestivo; è una conoscenza che porto avanti da tanto tempo ed è l’unica azienda per cui ho interrotto il periodo di vacanza per ributtarmi in un progetto di lavoro cosi importante”.
Qual è il Suo contributo al progetto?
“Provengo da una famiglia di pellettieri e sono una di quelle specie in via di estinzione che hanno avuto la fortuna di viver il tessile sino ad approdare al prodotto finito, avendo così una visione di insieme e un ampio background professionale. La filosofia di un marchio come Aspesi, che fa della ricerca della qualità del tessuto il suo core business, la sposo profondamente e sono fermamente convinto che potrò portare le mie conoscenze, tecniche e produttive, e quelle del mio team in modo da far crescere l’azienda e far apprezzare il marchio a livello globale. Sino ad ora il Signor Aspesi si è sempre concentrato sulla ricerca di prodotto e ai suoi tempi è stato anche molto innovativo; per tale motivo dobbiamo dare seguito ad alcuni ambiti dell’azienda che sono fondamentali per affrontare le sfide della globalizzazione”.
Qual è la strategia vincente?
“Ogni azienda è un caso a sé, non si possono applicare le stesse formule strategiche. Nel caso di Aspesi partiamo da un life style e da un prodotto completi, sia uomo che donna, che vanno solo affinati in alcuni segmenti e settori merceologici. Bisogna lavorare soprattutto sull’azienda, sull’ottimizzazione dei processi aziendali. Per internazionalizzare occorre ad esempio avere la garanzia di poter offrire consegne on time, un’ottima comunicazione ed una forte innovazione digitale; aspetti su cui stiamo lavorando molto. Ho portato a tal fine eccellenze e competenze specifiche che mancavano all’interno dell’azienda; persone giovani che possono parlare questi linguaggi, proprio per dare una completezza da cui partire per costruire un posizionamento strategico a livello globale. È solo l’inizio; prevediamo quest’anno di realizzare l’obiettivo di 43 milioni di fatturato, raddoppiandolo nei prossimi 3/5 anni e soprattutto di riposizionarci sui mercati internazionali
importanti. Non dimentichiamo infatti che negli anni ‘80, Aspesi era nelle più belle vetrine d’Europa. Dobbiamo ritornare a questo standing”.
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Quali sono i principali appuntamenti al pubblico?
“In primis presso il nostro meraviglioso store in Via Monte Napoleone: uno spazio magnifico, una meraviglia, un caleidoscopio che si affaccia anche su Via Bigli. Abbiamo fatto un evento recentemente, con l’Associazione Monte Napoleone, “La vendemmia”, e a breve ne faremo uno con Vogue. Dobbiamo riportare i clienti in negozio, non perché manchino, lo store di fatto vende 30mila capi all’anno, ma occorre uscire dalla clientela classica e spaziare su nuovi orizzonti. Stando in negozio ho osservato compiaciuto l’ingresso di clienti curiosi provenienti da tutto il mondo. È interessante notare come il cliente resti comunque sempre sofisticato. Il nostro prodotto gode di un percepito alto, non in termini di prezzo o di brand, ma di qualità. Il rapporto qualità/prezzo è molto a favore della ricerca qualitativa dei tessuti, che resta il punto di forza di Aspesi ed il principale motivo per cui ho accettato questa avvincente sfida”.