L’ORO DI PRATO Parola d’una guerriera di lusso: Eleonora Lastrucci

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Brillante come una stella e lucida come una foglia d’oro! Questo il “leitmotiv” della stilista pratese Eleonora Lastrucci, anche se sarebbe più giusto “trend” della prossima stagione primavera estate 2021 vista l’attenta applicazione che ha posto a tale metallo. Indossare abiti così luccicanti è il sogno di ogni fanciulla e non necessariamente nei periodi natalizi, bensì in serate estremamente glamour, colme di gran fascino.


Eleonora Lastrucci. Foto © Andrea Varani – Makeup e Hairstylist stefania Caramell

Praticità, vestibilità ed alta qualità sono i capi contraddistinti Lastrucci, impegnata da anni nel vestire i più grandi nomi dello star system, nonché manager e nobildonne quali: Jane Alexander, Martha De Laurentis, Veronica Bocelli, Miriam Galanti, Erika Blank, Alessandra Canale, Miriam Candurro, Marianna e Angela Fontana, Eleonora Pieroni, Jo Champa, Maria Fernanda Candido, Victoria Silvsted, Carmen di Pietro, Antonella Salvucci, Cesarina Ferruzzi, Carol Alt, Milena Miconi, Cecilia Bartoli, Demetra Hampton e tante altre ancora, frequentando abitualmente i vari festival di Cannes, Festa del Cinema di Roma, Festival di Venezia, nonché El Gouna in Egitto.

Innegabile la valenza simbolica dell’oro, che richiama immagini varie quali onore, valore e prestigio. Già l’etimologia – dal latino AURUM – porta al collegamento di antiche sorgenti indoeuropee dai vari significati quali struggente, abbagliante, fiammante… e tutto ciò che luccica. Da cosa ha tratto ispirazione? “Innanzi tutto omaggiare il mio mentore Enrico Coveri, maestro del colore e delle paillette, ed ancora la mia città a cui sono legatissima affettivamente visto che qui sono nata. L’omaggio pertanto a tutta quest’arte che respiriamo pienamente, richiamandomi alla semplice fluttuante foglia in quanto l’oro, in pittura, veniva estratto dal metallo stesso, reso poi in foglia d’oro sino all’applicazione di sostanze d’ambiente naturale. Parliamo d’una lega che per secoli è stata moneta di scambio, considerata tutt’oggi bene-rifugio. E quindi cosa c’è di più bello dell’oro?”

Più che sorridere, ride di gusto la bionda signora dai lunghi capelli mielati, dal bel volto di Madonna, in cui brillano smeraldi abbaglianti ora ironici, ora teneri, velati da quell’allure di monellaccia, segni ben impressi nel proprio DNA! E quindi, ricollegandoci a quanto ha osservato, automaticamente pensiamo anche alla simbologia dell’oro poiché oltre ad abbracciare fastosità, magnificenza, sontuosità, riesce ad accompagnare pagine e pagine di letteratura infantile arrivando ad elementi di gran regalità, sacralità, cogliendone l’altissima spiritualità. Pensiamo poi all’associazione verso le varie culture del Sole e del chiarore, con occhio inevitabile verso l’Altissimo, ai ricordi biblici del “Vello d’oro”, racchiudendo appunto come uno scrigno storie secolari di miti e parabole religiose, osservando poi che proprio i “fondi tutt’oro” costellano l’arte medievale. E di arte in arte, d’obbligo parlare de “Il Bacio di Klimt”, manifesto d’arte secessionista viennese nonché esponente della Belle Epoque, in quanto analizzandone la genesi veniamo avvolti dalla potenza vivificatrice dell’eros, dall’eleganza di stile, da quell’aura mistico erotica liberty, decorata dagli sfarzosi mosaici dorati, frutto d’ispirazione per Gustav Klimt, finanche ai capolavori d’arte bizantina ravennate. Proseguiamo con tale pioniera del fashion system forte d’eleganti accordi charmant, estrema ricercatezza, nonché sapiente estrosità.

Si potrebbe dire che le sue creazioni sono vere e proprie opere d’arte?

“Mi ritrovo appieno nelle parole del noto critico d’arte Marco Eugenio Di Giandomenico, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, allorché mi definisce un’artista sostenibile. Per lui sostenibilità significa superare le vecchie tassonomie dell’arte. i miei abiti realizzano un bridging tra diversi linguaggi creativi, quali design, fotografia, cinema, scrittura, pittura, scultura. Con lo sviluppo incessante delle nuove tecnologie qualunque creazione assume la forma che vuole e per me un outfit concepito per una grande attrice è un po’ come una sintesi di molteplici driver creativi. Ogni artista è antenna di bellezza, e si tratta sempre di una bellezza che migliora chi indossa l’abito e chi può contemplarlo. Ma non più di tanto, il buon gusto deve sempre emergere, pertanto osare con lievi tocchi, per non far divenire pacchianeria. La sensazione è quella di stupire piacevolmente: chiaramente aiuta il portamento, la classe, una degna silhouette. Le donne più abbondanti, amo vestirle in look estremamente sobri, se non minimalisti.”

Perché stavolta così tanto interesse nei confronti del tessuto d’oro?

“Rispondo semplicemente con L’Oro di Prato. Prato è una città bellissima che si esprime anche attraverso la sua cultura ed è per questo che abbiamo fatto sfilare le modelle tra cui Martina Arduino, étoile de La Scala, nelle dimore storiche e palazzi prestigiosi quali Palazzo Datini, Palazzo Pretorio, il chiostro di San Domenico, nonché la Sala Rossa del Municipio. L’arte è importantissima, assolutamente vitale come un tocco di mano leggera che accarezza l’abito. Questa collezione d’haute couture immortalata splendidamente dagli shooting fotografici di Andrea Varani e Francesco Bolognini, con gli stupendi video di Romeo Conte, è stata ingentilita in comune accordo con l’azienda orafa Giusto Manetti Battiloro tramite la Foglia d’oro, creando una capsule collection capace di rifinire il delicato make-up arricchito dagli splendidi gioielli dell’azienda bresciana Cornier 1757. Inoltre è stato entusiasmante per le indossatrici muoversi accanto a statue e tele così preziose, in un clima di mistero e magnificenza. Si, sono un’esteta e me ne vanto!”

I suoi abiti cosa raccontano e perché vengono scelti principalmente dalle star?

“Più che raccontare parlano. Ogni donna vuol sentirsi bella, pensiamo inoltre alle grandi novità che esistono nella cosmesi. Difficilmente vediamo donne brutte, ognuna cura attentamente la propria immagine. I miei abiti da sera e da cerimonia nascono per vivere momenti fatati, irripetibili, anche se è bello sognare e poi il giorno dopo infilarsi una comoda tuta da jogging, ed ancora un bel tailleur per l’ufficio. E con questo non nascondo che quando appaiono i miei abiti sulle grandi testate e social con richieste di contatti di lavoro ne sono estremamente felice.”

Esiste il lusso accessibile?

“Decisamente. I tempi sono cambiati e non poco, soprattutto con questo Covid che ha lasciato una forte impronta. Non c’è più ostentazione, anche se tale parola non mi è mai piaciuta in quanto abiti ed accessori vanni portati e non esibiti, addirittura scordandoseli addosso. Un capo deve essere di buona stoffa regalando emozioni, persino le celebrities si sono adeguate, a differenza del passato, scegliendo l’artigianalità da design unici e particolari. La moda delle attrici e star di spostarsi con tutti i loro bauli non mi è mai interessata, bisogna essere pratici facendo vivere il capo. Ritengo Inoltre un dovere morale occuparmi attivamente di beneficenza e volontariato.

Come è uscita dal fenomeno del Covid19?

“Non certamente bene, l’ho detto anche prima… come del resto tutti, imprenditori e privati. Ma sono ottimista di natura, credo nella resilienza, nella capacità d’inventarsi di continuo considerando addirittura opportunità i momenti di pausa vissuti in maniera colorata con grandi progetti ed idee. L’impegno in me è costante, niente mi spaventa, è giusto rimboccarsi le maniche al bisogno, onorando il lavoro con confronto, umiltà e dialogo poiché nella vita s’impara sempre. Da tutto bisogna trarne tesoro, anche dagli eventi più sfortunati senza autocommiserarsi.”

Se dico per aspera ad astra cosa risponde?

“Che attraverso gli ostacoli si arriva alle stelle!”

Sappiamo che lei è estremamente sensibile anche nei confronti dell’ambiente pertanto le chiediamo: l’industria tessile gode purtroppo di un alto tasso di inquinamento a causa alle vastissime emissioni di CO2 e chimiche nocive. Qual è il suo pensiero sull’economia circolare?

“Penso che la nostra bella moda italianissima sia anche un potente mezzo d’integrazione sociale capace d’abbracciare vari settori e non solamente collaterali. Ai vari convegni in merito cui vengo invitata spesso, in Italia e all’estero, è stato evidenziato il fenomeno dei vari colossi commerciali capaci di vendere negli store prodotti a basso costo di qualità decisamente scadenti. Nonostante questo, l’alta voglia di comprare – prezzo estremante basso ma non buono – ha preso il sopravvento determinando un fortissimo rialzo produttivo, seguito da giacenze invendute, contribuendo in tal modo a un maggior inquinamento visto l’eccedenza spesso bruciata. Basilare pertanto ripensare tale sviluppo visto che il capo attraversa varie fasi. Come? Ampliando, estendo tali articoli. Giocare praticamente sulla buona qualità del tessuto nonché accessori quali scarpe, cinture e borse, create secondo leggi che favoriscano il riutilizzo, con un pensiero verso forme d’innovazione. In poche parole voler bene al nostro pianeta vivendo in maniera armonica. Dal canto mio vige il motto: poco e buono. L’abito deve essere vissuto, non accantonato nell’armadio e, al momento opportuno, donato ai vari enti o associazioni caritatevoli.

I suoi prossimi lavori, anzi disegni?

“Beh, non amo molto parlarne tuttavia l’altra sera in un colloquio di lavoro presso un hotel della mia città, Prato, tutta quella tendaggeria che rifiniva il locale mi ha dato spunti incredibili, tanto da tirare subito fuori il block-notes per prendere appunti!”

Nel film “Via col vento” Rossella staccò una tenda facendosi fare da Mamy un abito da sogno. Chissà se Eleonora Lastrucci…

A cura di Carla Cavicchini

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