Come piange il piatto degli italiani

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consumiLa ricerca messa a punto da Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), in collaborazione con Confcommercio, traccia gli scenari delle abitudini alimentari degli italiani negli ultimi cinque anni, nell’arco temporale che va dal 2007
al 2011, anno in cui è esplosa la crisi economica ed è poi proseguita senza soluzione di continuità. È stata presentata al convegno inaugurale del salone “Sapore 2012”, dedicato all’alimentazione e organizzato dalla Fiera di Rimini.
Dall’indagine emerge un dato preoccupante che, a causa della recessione in atto gli italiani, oltre agli altri consumi, hanno tagliato anche a livello di spesa alimentare. Infatti, nel periodo preso in considerazione, i consumi alimentari delle
famiglie sono calati del 9,2% e di oltre l’11% per i pasti consumati fuori casa.

Gli oltre 15 milioni che si nutrono fuori casa (12 milioni a pranzo e 3,5 milioni a cena) hanno ridotto la spesa di 1,8 miliardi di euro, mentre la spesa alimentare di coloro i quali consumano i pasti in casa ha subito un netto calo pari a 7,2 miliardi di euro. Questi dati riflettono una consistente perdita di potere d’acquisto da parte degli italiani: infatti, tra il 2008 e il 2011, il reddito pro capite è sceso del 7,0% (pari, in valore assoluto, a -1.260 euro a testa), mentre la ricchezza finanziaria pro capite ha subito una contrazione del 6,0% (pari, in valore assoluto, a – 2.980 euro a testa).  La crisi ha innescato e sta consolidando un cambiamento negli stili di vita e del modello alimentare degli italiani, quest’ultimo sempre più prossimo al pasto cosiddetto “destrutturato” in uso nei paesi anglosassoni, dedicando quindi per necessità o per volontà sempre meno tempo alla preparazione dei pasti, tanto che si calcola che il tempo medio investito in cucina non superi un’ora al giorno. La ricerca evidenzia un orientamento verso una razionalizzazione della spesa, eliminando gli sprechi e il superfluo, insieme a una maggiore propensione alla ricerca e all’acquisto di prodotti tradizionali. A guidare la scelta per la spesa alimentare degli italiani adesso è il confronto più ragionato dei prodotti in riferimento al prezzo e alla qualità e con una maggiore propensione al cambiamento di marca. I primi piatti e i contorni prevalgono sui secondi ed è cresciuto il consumo di snacks dolci e salati e di bevande ipercaloriche. Per consumare un pasto in casa, si spendono in media 5 euro a testa. Anche in questo caso l’Italia risulta spaccata in due: le regioni del centro-sud registrano un calo nei consumi familiari di alimenti e bevande, mentre quelle settentrionali hanno ridotto l’abitudine di pasti e di consumazioni fuori casa. I prodotti tradizionali (+ 8% per le specialità gastronomiche regionali negli ultimi 5 anni) sono preferiti a quelli etnici, verso i quali non manca però un certo interesse da parte di un consumatore italiano su quattro. Nonostante la popolazione italiana sia gravata da un 10% di obesi maggiorenni (circa 5 milioni di persone) e un 35,5% in sovrappeso, gli alimenti salutistici persistono solo in parte e sono stati gli unici, negli ultimi vent’anni, a generare un lieve incremento della spesa.
Secondo i dati Istat 2010, la spesa alimentare è pari a 215 miliardi di euro, di cui 142,5 miliardi sono destinati all’acquisto di pane, di carne, di latte e di latticini e di uova. A livello di consumo, al contrario, sembra che pesino maggiormente
il pane e i cereali, i dolci e le bevande, a scapito del caffè, della carne, del pesce e del latte. Rispetto alla spesa per le comunicazioni (+ 6,2%) e per la salute (+ 5,6%), quella alimentare registra solo un modesto + 0,7%, tanto che una famiglia destina meno di un quinto del proprio budget per i consumi alimentari (il 19% dei consumi che, nelle famiglie di recente formazione, scende al 14%). Tuttavia, si stima che nel lungo periodo i consumi alimentari, anche in questo decennio, continueranno a essere trainati dai pasti consumati fuori casa.

La Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, è l’associazione leader nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento, nel quale operano più di 300 mila imprese tra bar, ristoranti, discoteche, stabilimenti balneari e mense.
Conta 960 mila addetti ed un valore aggiunto di 41 miliardi di euro (dati 2011). Il Presidente è Lino Enrico Stoppani. Aderisce, a livello nazionale, a Confcommercio – Imprese per l’Italia, principale organizzazione del settore terziario e ne rappresenta insieme ad altre associazioni il settore turismo (Confturismo). A livello internazionale aderisce a Hotrec (European Trade association of hotel, restaurants and cafes).
http://www.fipe.it

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