RETAIL trends

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retailNonostante la crisi abbia colpito il retail in Italia, il settore continua a rappresentare un mercato di forte interesse per una serie di operatori stranieri.
Un primo dato importante emerso durante le interviste con gli operatori è relativo alla assoluta prevalenza di aperture dirette da parte dei retailers. “Know your customer” sembra essere la tendenza per il medio-alto di gamma, dove siamo in presenza di due processi principali: digitalizzazione dei profili di acquisto e customizzazione del prodotto e dell’esperienza di vendita. In questo senso diviene fondamentale “riprendersi” i negozi
per meglio conoscere esigenze e gusti dei clienti e per promuovere una shopping experience che diversifichi il prodotto.

Benché le aperture dirette risultino essere in netta prevalenza, il franchising mantiene un certo grado di appetibilità nel mass market.

Le ragioni di questo trend, che sono riconducibili alle strategie dei grandi players e a esigenze di migliore gestione dei punti vendita e acquisizione di un più diretto contatto con i clienti, sembrano però essere anche riconducibili a ragioni collegate alla crisi.

In termini geografici, le preferenze degli operatori vanno con grande chiarezza alle piazze di Milano e Roma, seguite – a una certa distanza – dalle maggiori città del Nord Italia e dalle città d’arte. Isole e Sud continuano a soffrire, nonostante il potenziale derivante dal mercato turistico. Interessante, inoltre, risulta il dato sulla provenienza dei retailers interessati al mercato italiano. Tutti gli operatori sono concordi nel segnalare che, al momento, l’Europa rappresenta ancora l’area di provenienza della maggior parte degli operatori. La Francia trainata dal lusso e la Germania con le grandi catene, risultano essere le aree di provenienza degli investitori più attivi in Italia. Se da un lato sicuramente la comune appartenenza all’area Euro rappresenta un elemento di naturale preferenza da parte degli operatori europei per il mercato italiano, si può rilevare che sono in aumento gli investimenti di oltreoceano, con gli USA in testa, seguiti seppure a distanza, da Russia, Asia e Sud America.

Se l’interesse per l’Italia non sembra essersi affievolito, il trend potrebbe cambiare. Infatti, gli operatori rilevano che i grandi gruppi multinazionali guardano anche ad altre aree geografiche in forte crescita, mostrando una certa insofferenza per le rigidità normative del nostro mercato e valutando con grande attenzione i costi che non sembrano al momento aver avuto un processo di “allineamento” sufficiente rispetto alle attese. Gli  operatori internazionali cominciano perciò a guardare con interesse ad altre aree economiche, tanto che ora i brands si sviluppano prevalentemente in Asia, in Brasile o nei paesi arabi, che sono in forte espansione.

Per mantenere il grado di interesse degli operatori del settore e incrementare l’appetibilità del nostro mercato per i retailers stranieri, è necessario intervenire sul costo del lavoro e sulla flessibilità degli orari, poiché oggi occorre poter gestire meglio le autorizzazioni per le trasformazioni dei punti vendita. Per quanto attiene ai trend nei diversi segmenti, gli operatori non sembrano avere grossi dubbi: abbigliamento, lusso e accessori mantengono ritmi di crescita interessanti. Soffre l’elettronica e risultano sostanzialmente meno attivi anche i settori come l’arredo casa, l’hobbistica e la grande distribuzione.

Le vie di pregio milanesi e romane – come Corso Vercelli, Via Dante, Corso Vittorio Emanuele, Via Torino, Corso Buenos Aires, Via Del Corso e Via Cola di Rienzo – offrono oggi interessanti opportunità in termini di spazi, anche se il mercato soffre per una serie di rigidità derivanti dalla valutazione dei canoni di affitto. Per quanto attiene al lusso, il discorso sembra essere differente: esso ha ottimi margini ed è prevedibile che  continuerà la sua espansione.

Il segmento che non sembra soffrire per il calo dei consumi in Italia è il “turismo dello shopping”. In questo settore, in cui le grandi griffe hanno a disposizione spazi molto circoscritti in alcune grandi città come Milano e Roma – dove le vie della moda continuano ad essere limitate al quadrilatero milanese, a via dei Condotti e Piazza di Spagna a Roma – nonostante prezzi stabili o in crescita, la recessione ha fatto sì che spazi commerciali prima non disponibili fossero immessi nel mercato. Al momento esistono opportunità interessanti per i grandi retailers, in quanto i proprietari di negozi storici in zone di pregio sono disponibili a cedere la propria attività vista la diminuzione del lavoro. Anche gli accessori sembrano essere un segmento vitale e in espansione. L’accessorio ha ottimi margini di profitto, non avendo necessità di grandi spazi, in quanto non ha problematiche collegate a magazzini e di disponibilità di taglie. Per quanto attiene la somministrazione alimentare, il mercato italiano sembra essere abbastanza particolare. Solo con una certa fatica operatori  internazionali sono riusciti a consolidarsi in passato, e questo non ha stimolato altri operatori ad effettuare consistenti investimenti. Se Starbucks e altri players restano alla finestra, altre catene locali, dotate di una  connotazione interessante, stanno cominciando a fare investimenti. Da rilevare che le previsioni per i prossimi dodici mesi non si discostano dai dati che si sono registrati durante l’ultimo anno. Tutti gli operatori, in sostanza, sono concordi nel sottolineare che, ad oggi, non ci siano segni tangibili di un cambiamento del trend. In questo quadro è auspicabile che il Governo possa attivarsi con una serie di riforme atte a consentire un recupero di competitività dell’intero comparto. In questo senso, diviene fondamentale che lo Stato agisca rapidamente per ridurre i troppi vincoli che presiedono all’attività commerciale e che rischiano di disincentivare gli investimenti dei nostri  operatori e dei grandi gruppi internazionali. In un mercato che si è ridotto in termini di valore, occorre che lo Stato sappia mettere gli operatori nella condizione migliore per operare, senza ulteriori appesantimenti burocratici e gestionali.

La Redazione ringrazia lo Studio Legale Cocuzza & Associati che ha messo a disposizione l’indagine quali-quantitativa sul mercato retail in Italia, sviluppata grazie al contributo dei principali advisors operanti nel settore in Italia. Oltre alla analisi del mercato, il lavoro mette in evidenza le criticità burocratiche e amministrative che troppo spesso le aziende e gli investitori debbono affrontare per investire in Italia.

studio@cocuzzaeassociati.it – www.cocuzzaeassociati.it

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