DAI 50 ANNI DI ATTIVITÀ A DIVÌ PUGLIA

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Come nasce la sua passione per il retail?

“Mio padre è figlio di un imprenditore e sin da piccolino ha lavorato nell’azienda di panificazione di suo padre. Ma è nel 1973 che, insieme a mia madre, intraprende il suo primo viaggio in un’azienda propria, il suo primo ingrosso alimentare nella città di Gravina in Puglia. È lì, dall’unione e dai sacrifici condivisi di due giovani sposi, Salvatore e Grazia, che è nata la nostra azienda, quella che quest’anno, esattamente il 9 aprile 2023, ha tagliato il traguardo dei cinquant’anni di attività. L’azienda si è trasformata e diversificata negli anni ed è tutt’oggi in continua evoluzione. Siamo nella Grande Distribuzione dal 2001 e ad oggi abbiamo sei store, caratterizzati da una multicanalità interna: Superstore, Superette e Discount.
Nel retail mi ci sono ritrovato, anche un pò per caso. In realtà nei primi anni ’80 avevamo già aperto un paio di supermercati, ma il nostro core business era la distribuzione all’ingrosso nel canale Ho.Re.Ca. ed eravamo in quegli anni un punto di riferimento del settore. Quando nel 2001 abbiamo dislocato la nostra sede principale, trasferendoci a Bari, l’opificio storico di Gravina in Puglia è rimasto vuoto ed inutilizzato. È stato allora che, quasi per gioco e considerato che nel nostro territorio ancora non erano presenti strutture di vendita di medio-grandi dimensioni, abbiamo aperto la nostra prima piattaforma commerciale, facendo di fatto il nostro ingresso nel mondo retail, dove siamo rimasti fino ad oggi e al quale in questi anni abbiamo cercato di dare il nostro contributo in termini di innovazione e idee. Sebbene quello della GDO io lo abbia sempre considerato un settore un pò più “piatto”, ho sempre pensato che anche dove sembra che non ci sia più nulla da inventare, dove tutto sembra già testato e standardizzato, si possa invece lasciare la propria impronta e spero di esserci riuscito in qualche modo in questi ormai vent’anni. I due Premi Innovazione Smau ricevuti a Roma e a Milano nel 2011, la creazione della D-Academy nel 2018, una scuola di formazione interna, in cui collaboratori e clienti possono crescere professionalmente mediante percorsi formativi di ogni genere, sono solo due esempi di un lavoro volto sempre al traguardare il futuro in modo nuovo e propositivo. La mia vocazione, di cui non ho mai fatto mistero, è sempre stata la produzione, in particolare la produzione nel mondo del food di qualità. Per anni ho commercializzato cose realizzate da altri, mettere sul mercato qualcosa realizzato da te è tutt’altra cosa. Se i clienti comprano i tuoi prodotti è perché sei stato bravo, se non lo fanno è perchè forse hai sbagliato in qualcosa e puoi cambiare rotta, migliorarti e migliorare. Altri stimoli, altre gratificazioni. Se dall’altra parte del mondo qualcuno addenta e magari apprezza anche la tua Pugliarè, è totalmente diverso che se mangiasse una qualsiasi altra pizza alla pala fatta da altri, seppur buonissima.”

Di padre in figlio; quanto è importante il passaggio generazionale

“Quello del passaggio generazionale è sempre un tema centrale nelle aziende, soprattutto in quelle nelle quali la famiglia ha sempre avuto un ruolo di primo piano. Le visioni, giocoforza, sono spesso diverse, le idee e i metodi a volte non collimano. Ma è un passaggio obbligato quanto necessario per essere al passo coi tempi e per affrontare le sfide del futuro. Noi successori però dobbiamo portare con noi consigli e insegnamenti, è solo conoscendo il passato e le esperienze infatti che si può ambire a costruire un presente ed un futuro solidi. Nel nostro caso possiamo dire che forse sono stati battuti tutti i record, nel senso che credo che il nostro passaggio generazionale, quello tra mio padre e me, è durato più di un decennio. Sono figlio unico, mia madre, colonna portante ed equilibratrice della nostra famiglia e della nostra azienda, è venuta a mancare qualche anno fa e quindi io e mio padre, che avevamo intrapreso percorsi diversi, ci siamo ritrovati nuovamente a lavorare gomito a gomito, riavviando di fatto un pò tutto il processo, che comunque è in essere e sta per concretizzarsi definitivamente. La riconoscenza per gli esempi e gli insegnamenti ricevuti per me devono essere sempre l’elemento su cui si deve fondare ogni passaggio generazionale delle aziende come la nostra.”

Quando è nata la Divì Puglia?

“Tante volte nella vita sono stato sul punto di andare via. Sono uno di quelli che ha avuto la possibilità di scegliere e per questo mi ritengo un privilegiato, in un momento in cui spesso si va via per necessità, io ho quantomeno avuto la possibilità di farlo. Ho girato tanto, per studio, svago e lavoro e ogni volta il richiamo della mia terra ha prevalso sulla voglia di stare lontano, perchè ho sempre creduto che ognuno di noi abbia una sorta di dovere di riconoscenza nei confronti di casa propria e che, un giorno, debba restituire qualcosa alla sua terra per aiutarla a crescere, soprattutto dopo aver viaggiato ed essersi formato lontano, dopo aver aperto la propria mente con esperienze nuove. Soffro a volte la staticità a cui i supermercati a volte tendono ad abituarti e non è un mistero la mia voglia di confrontarmi con un mercato più ampio, globale. La mia famiglia nasce nella produzione alimentare, affonda le proprie radici nella farina, nel grano, nel pane ed è lì che volevo tornare, alle origini.
Divì Puglia, nata proprio da questo forte desiderio, si è inserita in un mercato in forte, fortissima, espansione. Il made in Italy alimentare, in particolar modo nel mondo della pasta e dei panificati, gode ancora e nonostante tutto di un particolare appeal. La nostra mission è quella di esportare un modo sostenibile di produrre cibo, firmando ogni pizza, panino, puccia o Pugliarè con l’effige della nostra terra di origine, tanto amata ed apprezzata in tutto il mondo. Stiamo pensando anche ad un altro interessantissimo scenario che ci si potrebbe configurare davanti, ma per ora è solo un’idea, una bella idea che prenderà, anch’essa, forma al momento opportuno.”

Ha incontrato un altro imprenditore come Alessandro D’Ambrosio e avete fondato Divì Puglia che produce la famosa La Pugliarè? Di che cosa si tratta?

“Faccio subito una premessa: sono legato ad Alessandro da un rapporto che va molto oltre la mera collaborazione professionale, perché lo reputo una delle persone migliori che si possano incontrare in un percorso lavorativo.
Il nostro è stato un incontro casuale, anche se per me nella vita di casuale non c’è nulla, tutto avviene esattamente quando deve avvenire e sempre per una ragione ben precisa, che a volte scopriamo solo poi nel tempo.
Un giorno è venuto a trovarci in azienda, con il suo bel furgoncino refrigerato, per proporci dei panificati che produceva insieme ad altre persone all’epoca. Raccontò a mio padre di essersi svegliato in piena notte per andare in produzione, per poi caricare tutto sul suo mezzo e partire con il consueto giro giornaliero di tentata vendita nei comuni vicini. Mio padre fu particolarmente colpito dal fatto che, alla sua giovane età, quel ragazzo fosse già così competente in materia e avesse tanta voglia di lavorare e affermarsi. Ricordo ancora la telefonata. “Ragazzi così al giorno d’oggi non se ne trovano facilmente e i prodotti sono anche molto buoni, dobbiamo dargli una mano” – mi disse – “li inseriamo nei nostri supermercati?”.
Iniziò con l’essere nostro fornitore quindi, oggi, a distanza di quasi quattro anni da quel giorno, è socio e responsabile della produzione di Divì Puglia, l’azienda che abbiamo creato insieme. Ogni impasto, ogni ricetta, ogni test passa dal suo talentuoso lavoro e dalla sua passione. La Pugliarè è l’espressione più lampante della nostra costante e continua collaborazione e del nostro orgoglio di essere figli di una terra meravigliosa. La prima Pizza in Pala Pugliese è nata così, dalla voglia di dare al mercato un prodotto nuovo, che portasse in giro per il mondo tutto quanto di buono la nostra regione, fiore all’occhiello per l’Italia intera, può offrire, sulla scia di una tendenza e di consumi consolidati. La Pugliarè sarà sempre più un tributo alle eccellenze della nostra regione e, in ottemperanza all’inconfondibile spirito di ospitalità che contraddistingue la Puglia e i suoi abitanti, di tante altre regioni italiane, che saranno “ospitate” all’interno delle nostre presenti e future ricette. Quello che sta venendo fuori è che chi assaggia Pugliarè la sa distinguere da tutti gli altri prodotti della stessa categoria. Questo è ciò che avviene tutti i giorni e il ritornello che ci siamo sentiti ripetere anche durante lo scorso Tuttofood. Non chiedetemi come mai accada, io della Pugliarè sono innamorato, chiedetelo ad Alessandro, la “colpa” è sua. Dietro la Pugliarè c’è una storia bellissima che parla di tradizione, passione, sapienza, una storia che parla di profumi e di sapori che riportano alla mente ingredienti naturali, luoghi e mestieri antichi, un campo dorato, un mulino a pietra, delle mani sporche di farina. Divì vuole fare questo. Vuole portare a casa delle persone, sulle loro tavole, un’esperienza sensoriale, un viaggio in una regione unica nel suo genere, prima ancora che una pietanza. Il nostro olio, la nostra acqua, il nostro grano. Non vogliamo essere i più grandi, vogliamo però che chi morde i nostri prodotti, in qualunque parte del mondo si trovi, si ricordi di noi come ci si ricorda di una cena spensierata tra amici al tramonto davanti al mare di Puglia o in una masseria dell’Alta Murgia.”

Avete esposto per la prima volta a Tuttofood di Milano. Come avete trovato la fiera?

“Considero ormai Milano la mia seconda città, dopo tanti anni che la frequento e la vivo a vario titolo. Ci ho studiato, ho tanti amici lì e ci torno sempre con grande piacere. Sono sempre stato convinto che prima o poi la mia permanenza nel capoluogo lombardo si sarebbe via via allungata, per lavoro oltre che per studio, svago o passione sportiva. Già nella scorsa edizione di Tuttofood con Divì eravamo stati ospiti di un’azienda pugliese, con la quale avevamo organizzato in partnership una giornata di showcooking, che ha riscosso molto successo tra l’altro. Ad un anno e mezzo di distanza circa, in occasione di Tuttofood Milano 2023, abbiamo voluto essere presenti in modo più incisivo con uno stand tutto nostro per presentarci al vasto pubblico accorso e per presentare quello che ogni giorno con sacrificio e passione realizziamo.
L’esperienza è stata per noi importante, il nostro modo di produrre e le nostre ricette hanno incontrato il gradimento dei vari player e il feedback in termini di interesse e potenziale importante sviluppo, specialmente internazionale, ci ha convinti che la scelta di investire in quella fiera e quindi di esserci in quel modo e non solo da semplici visitatori, è stata azzeccata.
Abbiamo trovato un Tuttofood dinamico, cresciuto anche rispetto alla edizione precedente, frequentato, soprattutto nei giorni di martedì e mercoledì e attento ad importanti tematiche, quali la sostenibilità e la lotta allo spreco alimentare, da sempre un cruccio anche della nostra azienda. Forse qualcosa su alcuni aspetti logistici la paga ancora, ma è stata palese la voglia di crescere e migliorare, soprattutto nei temi e nei contenuti.”

Ha mai pensato di intraprendere la carriera politica per dare un contributo alla sua città, Gravina in Puglia?

“Credo che ognuno di noi abbia il dovere di spendersi in qualche modo per la terra che gli ha dato i natali, è un pò come se il senso del dovere civico si unisse al desiderio di restituire qualcosa. In realtà sono già stato impegnato politicamente, ricoprendo anche la carica di assessore comunale per qualche tempo, spero e credo con qualche bel risultato portato a casa e tutt’ora sono impegnato, seppur senza alcuna carica ufficiale, insieme ad un gruppo, un movimento civico, da me fondato un anno fa, protagonista del nuovo governo della città. Non amo gli estremismi, sono un moderato e soprattutto alle ideologie preferisco sempre le idee. Un anno fa ho “rischiato” di essere uno dei candidati sindaci di Gravina in Puglia, con concrete possibilità di vittoria. Spesso penso a cosa sarebbe potuto succedere e ringrazio Dio per come è andata, perché oggi con molta probabilità non sarei stato immerso anima e corpo in questo progetto che mi sta così a cuore. La politica mi piace molto, è servizio per me, ma non tutti sono compatibili con certi aspetti che sono tipici della politica, come i tempi, estremamente lenti rispetto alle abitudini e la velocità a cui siamo abituati noi imprenditori. E allora scegli di essere utile e servire la tua città da cittadino comune, dando lavoro e cercando di contribuire alle sue sorti quotidianamente in altri modi, spesso anche più efficaci. Dall’inizio di quest’anno sono uno dei delegati territoriali di Confcommercio e, con onore, cerco di farmi portavoce delle idee e dei progetti di tanti colleghi imprenditori che vivono ogni giorno la mia stessa realtà e che si impegnano per far crescere una città e un territorio pieno di ricchezze e di opportunità, spesso ancora inespresse.”

Che cosa manca alla sua città e al meridione in generale per fare il salto di qualità?

“La Puglia è una regione stupenda, una terra meravigliosa apprezzata da tutto il mondo e, anno dopo anno, diventa sempre più meta di turisti e investitori che ne cominciano ad apprezzare anche le zone meno conosciute, è un brand in continua crescita e questo non può non essere un’opportunità. Io vivo e lavoro a Gravina in Puglia, una città bellissima che, negli ultimi anni, per la sua storia, la sua conformazione e le sue ricchezze culturali, è stata scelta come location per decine di produzioni cinematografiche, alcune delle quali anche di alto, altissimo, livello. Solo per citarne alcuni, da noi sono stati girati film del calibro di “007-No Time to Die”, durante il quale è diventato celebre il salto di Daniel Craig dal nostro Ponte Acquedotto (presente anche nello spot di Divì) e “Pinocchio” di Benigni e Garrone, ma anche di tante pellicole “minori” e fiction televisive. Gravina inoltre concorre, insieme ad Altamura, per diventare Città Italiana della Cultura e il nostro Geo Parco è in lizza per un riconoscimento Unesco. Questo è solo un pò di quello di cui potrei parlarvi, ma la mia città va visitata. Vederla dal vivo è tutta un’altra storia. Spesso, quelle volte che ho deciso di impegnarmi in politica, mi è stato chiesto “Ma perché, con tutto quello che hai da fare, hai deciso di impegnarti in prima persona?!”. “Perchè quando vado in giro a rappresentare la mia città e ne parlo mi emoziono e mi brillano gli occhi”. Ecco, questo credo spieghi tutto. Cosa manca alla Puglia, al Sud e alla mia città per fare il definitivo salto di qualità? Il coraggio di slegarsi da quella anacronistica sudditanza nei confronti di altre aree d’Italia e la consapevolezza di poter bastare a sé stessi, con tutto quello che questo comporta in termini di impegno e di cambio di marcia. Il cambiamento deve, prima di tutto, essere di natura culturale, ma qualcosa sta accadendo, il ritorno a casa di tanti giovani che erano andati via per studiare e lavorare altrove ne è la prova e fa ben sperare, ma la strada è ancora lunga e non dobbiamo fermarci. È importante crederci e investire qui, consci delle risorse che ci contraddistinguono e delle nostre unicità che ci rendono così attrattivi agli occhi e, nel nostro caso, ai palati di tutti.”

Oltre al lavoro, come passa le poche giornate libere che ha? Ha degli hobby?

“Da quando, quattro anni fa, sono diventato papà e, ancor di più, poco più di un anno fa è nata la nostra seconda bambina, diciamo che di tempo libero ne ho veramente poco e quello che ho preferisco passarlo insieme a loro. Mi rendo conto che il tempo corre in modo incredibile e voglio godermi tutto ciò che so che, almeno così com’è, non tornerà più. È un momento molto particolare per noi e per la nostra azienda, siamo nel mezzo di una profonda trasformazione e di una evoluzione che ci sta assorbendo totalmente ma, appena ho un’ora libera per davvero, non perdo occasione per una bella partita a calcio con gli amici di sempre o, in alternativa, due scambi a tennis. Il primo amore non si scorda mai e il pallone, non ci posso fare niente, insieme all’amore per la mia famiglia e il mio lavoro, scorre anch’esso nelle mie vene, per la gioia di mia moglie che ancora mi sente esultare durante le partite in tv, ora con delle piccole “colleghe”, con tanto di maglie con nome e numero, al mio fianco in poltrona!

Ultima domanda, fa il tifo per quale squadra? “Lo sport è da sempre parte integrante della mia vita. Gioco a calcio dall’età di cinque anni e, più o meno dalla stessa età, tanto per essere coerente con il mio spirito di contraddizione nei confronti di mio padre, juventino, tifo Milan. Purtroppo, per lui soprattutto, in quegli anni si cresceva con il Milan di Sacchi davanti agli occhi e non tifare per quei marziani era cosa quasi impossibile. Negli anni ho instaurato delle bellissime amicizie con tanti che lavoravano e lavorano al Milan e, nel 2017, insieme ad un gruppo di amici dirigenti sportivi e allenatori abbiamo portato una tappa ufficiale del Milan Junior Camp proprio a Gravina in Puglia, intitolandola a Claudio Lippi, un giornalista di Milan Channel e fraterno amico, tragicamente scomparso dieci anni fa mentre si recava a Milanello per la diretta. Ancora oggi partecipo, su cordiale e affettuoso invito della sia compagna Milena e della loro figlioletta Sofia, ai memorial che una volta all’anno si tengono al Vismara, in ricordo della grande e solare persona che era Claudio per tutti noi e per il mondo Milan.
Quest’anno, tra l’altro, con Divì Puglia siamo stati anche partner commerciale dell’Authority Lounge di San Siro, occasione un bel ritorno a casa per me, dopo anni che vi mancavo.”


Christian Divella, nato a Foggia 43 anni fa, diploma di maturità classica, Laurea in Giurisprudenza, Master con le Università di Bologna e di Nancy “Ho.Re.Ca. Distech” in Gestione nel settore della distribuzione.  Ex calciatore, Executive Master in Management dello Sport presso SDA Bocconi con tesi sulle sponsorizzazioni sportive. Ceo di Divì Puglia, dirigente sportivo e co-founder di Sportivity, la fiera dello Sport più grande del Sud Italia. Official Speaker del World Protection Forum 2020 al teatro Ariston di Sanremo, organizzato ogni anno da Kelony, insieme ad un’altra ventina di relatori provenienti da tutta Europa.
Una vita tra azienda di famiglia, sport, impegno sociale e digital management, con la vocazione genetica per la produzione alimentare. Dallo scorso dicembre delegato cittadino di Confcommercio.


A cura di Giovanni Bonani

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