L’AMERICA IN FESTA (MA ANCHE L’ITALIA)

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Il Natale è la nostra Festa forse più significativa, ma si affacciano anche in Italia, oramai da qualche tempo, anche le Feste principali del paese più importante dell’oltreoceano : gli Stati Uniti.

Si sa, noi siamo un popolo di esterofili e, non paghi di esportare (meno male!) le nostre eccellenze all’estero nel campo eno-gastronomico nonché in quello della moda (per non parlare della tristissima, per noi beninteso, esportazione, anzi emigrazione per non dire fuga, delle menti e talenti più capaci) abbiamo per contro il vizio di importare tutto quello che sono tendenze, musica, film e, non di meno, Feste e Tradizioni dai nostri amici negli States.

E’ il caso della oramai celeberrima Festa di Halloween , la Festa di Ognissanti ma di origine medievale  irlandese ed inglese che si festeggia il 31 novembre ( i cattolici, e cioè noi, la festeggiamo il 1 ed il 2 di novembre) è praticamente , come la gemella italiana, la Festa dei Morti con attività includono dolcetto o scherzetto (o il relativo souling), partecipare a feste in costume, intagliare zucche in jack-o’-lantern, accendere falò, fare giochi di divinazione e scherzi, visitare attrazioni infestate, raccontare storie spaventose e guardare pellicole dell’orrore o a tema. Delle usanze tradizionali analoghe a quelle nordiche sono state riscontrate in altri Paesi a maggioranza cattolica, come la Spagna, la Polonia e l’Ungheria, nonché in Italia, dove sono state individuate diverse tradizioni simili al moderno Halloween, compresi il vagabondaggio e la richiesta di cibo fra le case, come nel caso del su mortu mortu sardo.

Originata dalla festa dei Martiri festeggiata nella Chiesa primitiva nella domenica dopo la Pentecoste o il 13 maggio, data della festività romana dei Lemuralia, in realtà pare che codesta Festa prenda reale origine da una Festa celtica , la da Samhain, una festività  corrispondente alla fine della stagione estiva e tenuta fra il 31 ottobre e il 1º novembre, anche se non tutti gli studiosi sarebbero d’accordo con questa ricostruzione.

La parola Halloween o Hallowe’en risale al 1745 circa ed è di origine cristiana.

La parola Hallowe’en significa, alla lettera, “sera dei Santi”[. Deriva da un termine scozzese per All Hallows’ Eve, cioè “vigilia di Tutti i Santi”. In scozzese la parola eve è even, talvolta contratta in e’en o een. Nel tempo (All) Hallow(s) E(v)en si è evoluta in Hallowe’en.

Cresciuta nei secoli come una Festa dei Morti , nel XII secolo si usava suonare le campane delle chiese per le anime del purgatorio mentre i banditori si aggiravano per le strade agitando dei campanacci dal suono funereo per invitare i buoni cristiani a pregare per le anime dei defunti.

Per quanto riguarda poi il famoso “dolcetto o scherzetto” erano le questue che gruppi di persone povere, spesso i bambini, andavano raccogliendo di porta in porta, le cosiddette “soul cakes” cioè dolci offerti in cambio delle preghiere per i morti.

Da qui il nome “souling” cioè l’attività dei soulers che offrivano agli stessi spiriti il cibo per imbonirli e pregare per la loro anima.

La stesse zucche, in origine  grosse rape, svuotate , simboleggiavano l’anima dei morti per allontanare gli spiriti maligni.

Spiriti che, allo studio moderno, sembrano provenire dalla contaminazione pagana nella festa connotando Halloween come un periodo nel quale le Fate, gli Gnomi ad altri esseri ultraterreni potevano varcare lo spazio dimensionale e girare indisturbati per la terra.

La tradizione poi di scavare una zucca per creare la testa di un mostro con la candela dentro per avere un effetto più spaventoso, a parte i fuochi fatui creati dalle esalazioni dei gas putrefattivi dalle tombe semi scoperchiate, deriva dalla leggenda di un fabbro irlandese ubriacone che incontrò il diavolo in osteria. A causa del suo stato di ebbrezza, il diavolo stava quasi per carpirgli l’anima quando Jack, in un impeto di furbizia, lo sfidò a trasformarsi in una moneta.

Il diavolo ci cascò e lui lo mise nel suo borsellino con una croce d’argento che impediva al demonio di trasformarsi ancora.

Con la promessa di lasciarlo in pace per dieci anni Jack liberò il diavolo.

Dopo dieci anni Lucifero venne a reclamare l’anima di Jack ma questi gli chiese, come ultimo desiderio, di aiutarlo a cogliere una mela sulla parte più alta dell’albero.

Quando il diavolo fu nella cima tra i rami, jack incise una croce sul tronco, bloccandolo sull’albero.

Questa volta, giacché Jack non era più giovanissimo, strappò la promessa al diavolo che non gli avrebbe mai chiesto l’anima una volta morto.

Quando Jack mori però, stante il quantitativo industriale di peccati commessi in vita, gli fu negato l’ingresso in paradiso.

Andò così all’inferno ma, sull’entrata, fedele alla promessa fatta, il diavolo non lo fece entrare.

Al che Jack si lamentò che sentiva freddo al di fuori dell’inferno nel nulla.

Il diavolo allora gli lancio un tizzone dalle braci infernali, tizzone che prontamente Jack infilò in una rapa enorme svuotata che aveva portato seco: nacque così la leggenda di Jack con la rapa svuotata ed illuminata dal tizzone incandescente infernale che vagava eternamente in cerca di pace.

Col tempo la rapa divenne zucca ed il tizzone una candela ed il gioco fu fatto.

Forse per questo, ed anche per la faccenda che oggidì Halloween si festeggi, almeno da parte dei più giovani , come una sorta di Carnevale macabro con maschere di streghe , zombi, vampiri et similia, che la Chiesa e tante organizzazioni cattoliche e non solo avversino in toto questa festività descrivendola come una festa satanica  ma, in realtà, la festa di Halloween è assolutamente di base cristiana anche se tramutata in gioco macabro e goliardico.

Comunque la si pensi Halloween è entrata ufficialmente a far parte delle nostre Feste ufficiali.

La stessa cosa non si può dire per un’altra importantissima Festa Statunitense , anzi LA Festa per eccellenza e cioè il Thanksgiving Day.

Per chi non mastica l’inglese significa letteralmente “ Festa del Ringraziamento” , e di ringraziamento davvero trattasi.

Vi spieghiamo  perché.

Il Giorno del ringraziamento è una festa di origine religiosa nata in seno alla tradizione della chiesa cristiana protestante, risalente a una celebrazione avvenuta nel 1621 ma, in modo più documentato, avvenuta in realtà nel 1623. Quando fu effettuato il raccolto nel novembre 1623, William Bradford, Governatore della Colonia fondata dai Padri Pellegrini a Plymouth, nel Massachusetts, emise l’ordine:

“Tutti voi Pellegrini, con le vostre mogli e i vostri piccoli, radunatevi alla Casa delle Assemblee, sulla collina… per ascoltare lì il pastore e rendere Grazie a Dio Onnipotente per tutte le sue benedizioni.”

All’inizio del diciassettesimo secolo , i Padri Pellegrini per sfuggire alle persecuzioni messe in atto dai Calvinisti contro i Cristiani Protestanti, si imbarcarono sulla nave Mayflower nel 1620 (102 pionieri ,52 uomini, 18 donne e 32 bambini)e, dopo un durissimo viaggio durato due mesi attraverso l’Oceano Atlantico, durante il quale molti si ammalarono e morirono, riuscirono finalmente ad approdare a quella che sembrava la loro terra promessa sulla costa occidentale del Massachusetts, dove fondarono la Colonia di Plymouth, riconosciuta ufficialmente il 1º giugno 1621. Secondo la tradizione, il punto esatto in cui i padri pellegrini misero piede a terra nel Nuovo Mondo è contrassegnato dalla Roccia di Plymouth, che può essere tuttora vista sul lungomare della cittadina.

Codesti Pellegrini (in tutte le epoche non proprio fortunatissimi) avevano portato con loro dei semi da coltivare, semi però di piante autoctone inglesi e non certo americane.

Per questa ragione la semneza non attecchì, stante anche il clima e la natura del suolo americano, e nell’inverno, tanto per fare una cosa nuova, quasi la metà di loro perì di fame e di stenti.

L’anno successivo, gli indiani nativi, mossi a compassione, suggerirono e portarono loro i giusti semi da coltivare e suggerirono quali animali allevare , in particolare i tacchini che da selvatici erano diventati domestici(il tacchino è un gallinaceo non propriamente vispo ed intelligente anche se vola e normalmente dorme sulle cime degli alberi o sugli steccati), animali dal positivissimo rapporto  costo – convenienza come allevamento.

Dopo il duro lavoro degli inizi, i Pellegrini indissero un giorno di ringraziamento a Dio per l’abbondanza ricevuta e per celebrare il successo del primo raccolto. I coloni invitarono alla festa anche gli indigeni(che però nel tempo i loro pronipoti seppero ringraziare sterminandoli quasi completamente tanto che “Il 29 giugno 1676 Edward Rawson redasse una proclamazione ufficiale di Thanksgiving per conto del governatore della contea di Charlestown, in Massachusetts, che aveva deciso di indire un giorno di ringraziamento per la buona sorte di cui godeva la comunità e per celebrare la vittoria contro gli «indigeni pagani», cioè gli stessi nativi americani che avevano accolto e condiviso il territorio con Bradford e gli altri fondatori della colonia di Plymouth”.) tutto grazie ai quali avevano potuto superare le iniziali difficoltà di  tanto che adattamento ai nuovi territori, gettando le basi per un futuro prospero e ricco . Nel menù di quel primo Ringraziamento americano ci furono pietanze che divennero tradizione per le feste — in particolare il tacchino e la zucca — insieme con altre carni bianche, carne di cervo, ostriche, molluschi, pesci, torte di cereali, frutta secca, noccioline.

Il resto è storia anche abbastanza lunga.

Per amor di brevità non staremo in questa sede a tediarvi con le varie vicissitudini e proclami presidenziali succedutisi nel corso dei secoli tra alti e bassi e cambi di date per la Festa del Ringraziamento.

Arriviamo quindi senz’altro ad Abramo Lincoln che nel 1862-63 ripristinò e definì di fatto la data ancor oggi in voga al quarto giovedì di novembre per i festeggiamenti del Thanksgiving Day,influenzato . pare dalla scrittrice Sarah Josepha Hale convinta che osservarlo avrebbe unito il Paese e lo avrebbe riappacificato, durante il periodo difficile della Guerra di Secessione. Nel 1941, infine, il Congresso degli Stati Uniti la proclamò festa legale.

La Proclamazione di ringraziamento del 1863 diceva:

L’anno che si avvia alla fine è stato ricolmo della benedizione di campi fruttuosi e di cieli salubri. A queste munificenze, di cui godiamo così costantemente da essere portati a dimenticare la loro fonte, se ne sono aggiunte altre di natura così straordinaria da non poter che penetrare e addolcire anche i cuori abitualmente insensibili alla Provvidenza sempre vigile di Dio Onnipotente. In mezzo a una Guerra civile di ineguagliata portata e severità, che talvolta è sembrato invitare e provocare l’aggressione degli Stati stranieri, è stata preservata la pace con tutte le nazioni, è stato mantenuto l’ordine, sono state rispettate e obbedite le leggi ed è prevalsa l’armonia ovunque tranne che nel teatro del conflitto militare; mentre quel teatro si è grandemente ristretto con l’avanzare degli eserciti e delle marine dell’Unione. La necessaria deviazione della ricchezza e delle forze dai campi dell’industria pacifica alla difesa nazionale non hanno arrestato l’aratro, le navette o le navi; l’ascia ha allargato i confini dei nostri insediamenti e le miniere, di ferro come di carbone e dei metalli preziosi, hanno prodotto ancora più abbondantemente di prima. La popolazione è aumentata costantemente, nonostante le spoliazioni sul campo, l’assedio e il campo di battaglia; e al Paese, che gioisce nella consapevolezza di un aumento di forza e vigore, è permesso aspettarsi che continuino gli anni di grande aumento della libertà. Nessuna mente umana ha congegnato né alcuna mano mortale ha elaborato queste grandi cose. Esse sono i doni generosi dell’Altissimo Dio, il quale, mentre ci tratta con ira per i nostri peccati, si è nondimeno ricordato della sua misericordia. Mi è sembrato giusto e appropriato che essi fossero riconosciuti con solennità, riverenza e gratitudine, con un sol cuore e una sola voce, dall’intero Popolo americano. Invito pertanto i miei concittadini in ogni parte degli Stati Uniti, e anche coloro che si trovano in mare e che soggiornano in terre straniere, di designare e osservare l’ultimo giovedì di novembre prossimo, come giornata di ringraziamento e Lode al nostro Padre benefico che abita i Cieli. […]” Alcuni storici furono critici giudicando questa presa di posizione di Lincoln e dei suoi successori forse più dettata dai sensi di colpa per aver tolto la naturale proprietà dei nativi americani non proprio con mezzi democratici e pacifici ma, allo stesso tempo, è innegabile il senso di aggregazione statunitense attorno ad una festa che unisca in uno stesso giorno tutti i cittadini americani di qualsiasi cultura o etnia.

Particolare interessante e quasi divertente, se non vissuto sotto la visione del tacchino, è la grazia che ogni anno il Presidente Americano concede a due tacchini, nota come National Thanksgiving Turkey Presentation. Risale al 1963 e ne fu artefice John Fitzgerald Kennedy, che scelse di non cucinare il tradizionale tacchino donato al Presidente dalla National Turkey Federation fin dal 1947. Si è a lungo ritenuto che fosse stato il presidente Harry Truman a dar vita alla tradizione, ma gli storici della Truman Library non sono riusciti a trovare alcuna prova che lo dimostrasse.

Pensate che dal 1989 uno dei tacchini graziati apre la parata sulla Main Street di Disneyland, poi entrambi vengono trasferiti nel ranch di Frontierland, nel parco stesso. Nonostante alla parata partecipi solo uno, ne vengono graziati due nell’eventualità che uno dei due non riesca ad arrivare vivo alla parata. A partire dal 2005 il trasferimento da Washington a Los Angeles avviene con un volo di prima classe della United Airlines!!!

E non è ancora finita : dal 2003 i cittadini americani sono tenuti a scegliere il nome dei tacchini prescelti votando su un sito della Casa Bianca : gli ultimi due, quelli del corrente anno 2022, si chiamano Chocolate e Chip.

Per quanto riguarda poi il menù questo varia a seconda dello Stato Americano dove ci troviamo : il tacchino innanzitutto (si calcola che ogni anno, nel funesto giorno- per i poveri gallinacei chiaro- almeno 40 milioni di tacchini vengano immolati sull’altare del palato dei festaioli statunitensi) riempito di pane e castagne , accompagnato da varie salse tipo l’Ossicocco (mirtillo palustre o cranberry) o condito con il wild rice, una tipica specie di riso americana.

Sulla tavola del Ringraziamento non possono mancare:

Tacchino al forno, con un ripieno che varia secondo le tradizioni e spesso è composto di pane di granturco raffermo e castagne, ma anche di cipolle e riso. È il piatto più rappresentativo di questa festa e ogni famiglia ha una propria ricetta, che custodisce gelosamente.

Salsa gravy, realizzata con le interiora del tacchino, per non sprecare nulla.

 Cranberry sauce, una salsa a base di mirtilli, ottima per  ammorbidire   ed insaporire la carne del volatile;

Corn bread, la focaccia di granturco, o pane di mais, che accompagna il pasto.

Mashed potatoes, un saporito purè di patate dolci che fa da goloso contorno al tacchino.

Torta di zucca, delizioso dolce a base di pasta frolla (fa parte, infatti, della vastissima categoria delle pies, le crostate americane) con farcitura alla zucca, per chiudere il pranzo in bellezza o, in alternativa, con il Pecan Pie, un dolce buonissimo fatto con melassa e noci messicane oblunghe del tipo Pecan.

Un’alternativa al tacchino che da qualche tempo sta conquistando la tavola e il palato degli americani è il turducken. Un termine molto particolare, non c’è dubbio. A che cosa si riferisce? Nasce dalla combinazione delle parole turkey (tacchino), duck (anatra) e chicken (pollo), a indicare che il tacchino sarà farcito con un’anatra, la quale a sua volta sarà farcita con un pollo. Una specie di ricetta medievale italiana dove si farcivano gli animali uno nell’altro per arrivare poi, all’ultima apertura carnacea, con un volo di uccellini vivi!  Insomma una delizia per gli americani amanti della carne bianca!!!

Strettamente connessa alla festività del Ringraziamento ecco un’usanza che anche da noi pare abbia attecchito in maniera entusiastica con una colla che difficilmente il tempo potrà sciogliere: il Black Friday, cioè il Venerdì Nero, che negli States cade appunto il giorno dopo l’ultimo giovedì di novembre ed è la corsa folle per negozi a sconti che possono arrivare anche all’80 per cento sul prezzo di listino.

Si dice “nero” perché una volta, quando i conti si facevano con arte amanuense sui registri, si scrivevano con l’inchiostro nero le entrate e con l’inchiostro rosso le uscite.

Stante il successo di pubblico e di vendite, chiaramente le entrate nel Black Friday superano di gran lunga le uscite da qui la denominazione “Black”.

Diciamo anche il venerdì nero nasce anche e soprattutto non tanto per amor di buoni affari (con quella scontistica pare arduo azzardare lauti guadagni) ma piuttosto come prova generale dell’andamento dei futuri e vicinissimi acquisti di Natale.

Insomma oltre alle nostre Feste, assai numerose in verità, pare che sempre più la facciano da padrone anche quelle statunitensi.

Attendiamo quindi col tempo di celebrare anche noi una Festa del Ringraziamento, magari scegliendo una data per ricordare la pace nel mondo che, stante gli ultimi avvenimenti, pare che sia sempre più in pericolo.

Nell’ottimistica attesa …..Buon Tacchino per Tutti !

A cura di Marco Chingari

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